MilanoAdesso è diventato un duello aperto. Un duello rusticano tra chi ha già preparato la ghigliottina per Max Allegri e chi invece è disposto ad alzare barricate per difenderlo. I due partiti continuano a scontrarsi sul terreno dell'informazione a ogni scadenza, prima e dopo ogni sfida. «Alla prossima, qualunque sia il risultato, Allegri sarà esonerato»: parola di cronisti d'assalto al ritorno da Roma. E invece niente. Neanche questa volta il Milan ha tradito la parola data da Galliani e l'impegno solenne assunto lunedì mattina a Milanello con tutta la squadra. «Io l'allenatore non lo cambio» è la frase ripetuta dall'amministratore delegato al ritorno da Malaga, nel cuore della notte, il secondo posto nel girone di Champions ancora in tasca, ma terza sconfitta consecutiva, esperienza vissuta solo dieci anni prima, tra coppa Uefa e campionato, ricordi per espertissimi di statistica.
«E io non lascio» è l'altra frase civetta firmata da Max Allegri che ha una sola fortuna dalla sua. Passano i giorni, si moltiplicano le sconfitte e le voci sul suo esonero ma nel frattempo, resta virtualmente vuota la casella del probabile sostituto. Un solo volto noto: quello di Mauro Tassotti, che è anche il collaboratore principe di Allegri, rispettato per la lealtà offerta ma anche per la competenza offerta in tantissimi anni al fianco di Cesarone Maldini, Ancelotti e Leonardo. Il circuito dei siti ha provato ieri pomeriggio a lanciare in orbita la candidatura di Frank Rijkaard ma il suo portavoce e agente si è precipitato a far sapere di non aver avuto alcun contatto con via Turati. Fine della suggestione.
E allora chi la spunterà? Quelli della ghigliottina pronta, che dev'essere spostata di partita in partita, oppure quelli delle barricate? Adriano Galliani ha segnato ieri un punto a favore dei secondi rispetto ai primi. Perché il vice Berlusconi si è presentato al Vismara, centro dedicato al settore giovanile, per una fase istituzionale, e invece di assecondare l'inevitabile fatale accostamento a Inzaghi, ha rilasciato una lunga intervista a Milan channel contenente una serie di messaggi, neanche in codice, chiari e inequivocabili. Ha invocato pazienza dai tifosi del Milan («questo è l'anno uno» ha segnalato, come per dire: siamo alla ripartenza dopo un lungo periodo, 26 anni ormai, di successi e di ricchi investimenti della famiglia Berlusconi), rendendo omaggio al loro comportamento tenuto a Malaga e all'appoggio generoso della curva in occasioni precedenti. Ha promosso quasi a pieni voti il modulo (difesa a 3) sperimentato a Malaga rimpiangendo solo quel tiro di Mexes nel finale che avrebbe garantito il pari e chiuso l'intervento con la frase che è diventata un mantra: «si va avanti con questo allenatore: ci porterà fuori da questo momento difficile». Anche perché non c'è molto tempo per cambiare ma appena quello sufficiente per affrontare il Genoa, primo ostacolo di un tris delicatissimo (Palermo e Chievo Verona le altre due tappe) che davvero può sospingere ancora più a fondo il Milan in classifica oppure segnare il punto di svolta. Che dev'essere più che nel gioco, a questo punto, nel risultato e nella capacità di sottrarsi al destino malinconico delle ultime settimane.
«Ci vuole più coraggio» ha sentenziato Bonera. «Ci vuole spensieratezza» ha sostenuto Amelia. «Ci vuole questo: ognuno di noi deve tirare fuori la rabbia» la tesi di Ambrosini, il capitano. Forse ci vorrebbe altro. Per esempio ci vorrebbe un Pato decente da presentare per dare una mano agli altri soci finiti nella tempesta. Per esempio ci vorrebbe un Boateng subito reattivo dopo la tribuna subita in Champions.
Per esempio ci vorrebbe un contributo più marcato da parte dei cosiddetti reduci del vecchio grande Milan di Ibra e Thiago. Insomma ci vorrebbe appena un po' di Milan per ritornare non a rivedere le stelle ma almeno una classifica più dignitosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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