Adriano Galliani ha già preparato la valigia. Stasera è pronto a tornare a Milano e a riferire al presidente Silvio Berlusconi l'esito della sua missione disperata. Convincere, attraverso cinque incontri, Carlo Ancelotti a mettere da parte il proposito di fermarsi per una stagione nell'attesa di futuri sviluppi professionali (magari il Bayern visto che Guardiola si è promesso al Manchester City tra un anno) e a tornare nell'arena del calcio italiano affrontando il rischio del rilancio, immediato, del Milan. «Se Carlo andasse in Cina, io andrei in Cina con Carlo»: la frase della moglie di Ancelotti, una delle tante ascoltate da Galliani in questi giorni vissuti a Madrid in pressing sul tecnico e sulla sua famiglia, è una di quelle che hanno confermato il sostegno dei suoi cari alla proposta rossonera testimoniata poi anche dalla presenza, nello staff tecnico congedato dal Real Madrid, anche del figlio Davide e del genero nutrizionista. A pranzo, Galliani, fedele alla promessa della sera precedente («io non mollo, lo seguo anche a Vancouver se è necessario»), è rimasto in marcatura su Ancelotti accompagnandolo insieme con Bronzetti e William Vecchi (lo storico preparatore dei portieri che ha addestrato Buffon e lucidato il miglior Dida) nel malinconico viaggio a Valdebebas, il centro sportivo del club madridista che si trova lungo il tragitto tra il centro della capitale e l'aeroporto Barajas, mai visitato prima di ieri. Qui, oltre a liberare gli armadietti e a salutare gli addetti, il tecnico italiano ha incontrato e chiacchierato a lungo con Sergio Ramos.
Qualche ora prima che Ancelotti e Galliani si ritrovassero per il terzo giorno consecutivo a discutere di Milan (vertice di 75 minuti), di contratto, di staff e di mercato, un fidatissimo amico di Carlo ne ha descritto alla perfezione lo stato d'animo: «Nessuno di noi può violentarlo. La questione è semplicissima: o se la sente o non se la sente. Punto. E non è questione di soldi». All'appuntamento con Galliani, Carlo si è presentato sorridente, con camicia azzurra e a chi gli ha chiesto come ha vissuto questi giorni ha risposto con un soave sorriso. «Sono stati tre giorni molto tranquilli». Nemmeno per un istante, ha perso la sua olimpica serenità, che è anche la sua forza. Per tentare di rendere più agevole la trattativa, a un certo punto, Ernesto Bronzetti, che nella circostanza lavora come agente di Ancelotti, ha anche ipotizzato un tipo contratto con la clausola automatica di rescissione dopo appena un anno. Alla fine c'è stata la decisione di un'ulteriore rinvio: appuntamento alle 12, sempre in albergo da Galliani. «Non mi ha detto sì, ma non mi ha detto nemmeno no. Ci proviamo, ma non siamo sicuri», la sintesi del dirigente rossonero, convinto a insistere con Ancelotti.
Il mercato spagnolo è stato l'altro argomento affrontato da Galliani che dapprima ha visto Miguel Angel Gil, il patron dell'Atletico (si è fatta una panoramica e si è anche scoperto che Jackson Martinez del Porto si è promesso al Valencia) e poi con Ancelotti è entrato nel dettaglio per spiegarli, su mandato del presidente Berlusconi, la reale consistenza del piano industriale approntato. Non sono state fatte cifre ma sono state indicate le diverse scadenze, aumento di capitale e finanziamenti in conto stagione, che rendono credibilissimo il piano di rilancio tecnico studiato per il Milan.
«Sarà un mercato impegnativo», è stata la definizione utilizzata nella circostanza, anche perché Galliani ha ribadito lo stile del club, «prima si sceglie l'allenatore, poi si fanno le scelte di mercato». Il quarto vertice si è concluso sul far della sera a Madrid senza nessuna decisione. Ancelotti ha poi convocato a cena famigliari e collaboratori: un'altra notte per riflettere. Forse l'ultima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.