Nel calcio moderno sono sempre i minuscoli dettagli a scavare la differenza. Stefano Pioli ne è consapevole e da qualche giorno ha acceso i riflettori sulle cifre e sul rendimento che riguardano la sua difesa. Dalla solidità conclamata delle prime sfide, con gli elogi sperticati a Maignan, successore del panchinaro parigino Donnarumma, si è passati a una media allarmante di gol subiti.
Lo studio è riferito alle ultime sei partite, a partire dal viaggio a La Spezia, datato 25 settembre, quindi giusto un mese fa, il Milan ha incassato la bellezza di 10 gol tra Champions (Atletico Madrid e Porto) e campionato (Bologna, Verona, Atalanta e Spezia). La media è di quasi 2 gol a partita, certamente non esaltante per la seconda miglior difesa del torneo. In questo specifico caso, tra l'altro, nessun addebito può essere messo sul conto di Tatarusanu, il vice Maignan che intervenuto dopo un bel po' di panchina, si è dimostrato per ora all'altezza del compito. Sarà giudicato alla distanza, naturalmente poiché l'assenza del francese sarà lunga, tre mesi tondi tondi. Fin qui si lamenta una sola incertezza patita a Bologna su calcio d'angolo e successivo battibecco con Kjaer. A proposito del leader danese: è stato lui a Bologna, in più di un'occasione, a rendere espliciti i rilievi di Pioli con gesti molto plateali rivolti oltre che al portiere rumeno anche a Tonali e agli altri sodali della compagnia molto distratti specie a inizio ripresa.
Non è in discussione Tatarusanu. E forse anche per evitare equivoci sull'argomento, Stefano Pioli, sollecitato, ne ha confermato la piena fiducia per evitare che la presenza di Mirante in panchina possa dar vita a una imbarazzante rivalità. Piuttosto è evidente la differenza di resa difensiva con i primi sei impegni della stagione del mese precedente. In quella occasione, durante i cinque appuntamenti di campionato, solo due sono stati i gol subiti (uno dal Cagliari e uno dalla Juve), da sommare ai 3 di Liverpool, serata del ritorno in Champions league. 5 reti in 6 partite sono il classico ruolino di marcia di una squadra destinata a concorrere per lo scudetto. Di qui i motivi d'apprensione di Pioli che già al ritorno dal Portogallo fece suonare l'allarme.
Molte attenzioni si sono appuntate sulle assenze, concentrate in altri reparti e forse è sfuggito questo dettaglio che diventerà cruciale stasera col Torino. Perché la squadra allestita da Juric non ha niente a che vedere con il Toro umiliato nello scorso mese di maggio di goleada della quale furono principali protagonisti due grandi assenti, e cioè Rebic (forse tornerà con la Roma) e Diaz (ancora alle prese col virus).
L'unico rientro certificato è quello di Kessiè, anche lui reduce da una striscia di prestazioni di profilo non sempre molto alto. Theo Hernandez può scaldare nuovamente i motori in panchina nella previsione di tornare a completa disposizione domenica sera all'Olimpico contro la Roma.
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