Non bastano le lodi. Forse non bastano gli aggettivi. Qui occorre togliersi il cappello davanti a questo fantastico Milan ridotto ai minimi termini (10 assenti) eppure capace di mettere sotto la Roma (schierata al completo) e smontarla pezzo dopo pezzo fino a piegarla con un 3 a 1 che è molto più largo del risultato finale perché alla contabilità conclusiva bisogna aggiungere un palo, due traverse scheggiate e quel rigore di Ibra parato nel recupero da Rui Patricio.
Il Milan di ieri è una meravigliosa realtà del campionato, capace di resistere all'emorragia da covid senza un lamento, di fare calcio di qualità e di rimettersi all'inseguimento dell'Inter con quel carico di qualità umane e temperamentali che sono forse la sua più autentica ricchezza. Mai visto Stefano Pioli andare nel mucchio dei suoi giocatori per festeggiare Leao, appena rientrato dopo molte settimane, e protagonista della progressione (rinvio di Gabbia, sponda di Ibra) che lo porta a firmare il sigillo del 3 a 1. Senza la difesa titolare (Calabria, Tomori e Romagnoli a casa), è stato Maignan - il degno erede di Donnarumma - a sfoderare una serie esaltante di parate su Abraham riuscendo così a rintuzzare il ritorno della Roma che ha avuto tra la fine della prima e l'inizio della seconda frazione l'occasione per risalire la china.
Senza Kessiè, è salito in cattedra il vice capitano Sandro Tonali: da solo (che Krunic al suo fianco ha più creato ansie) ha retto il centrocampo prima di farsi dare una mano da Bakayoko che ha solo bisogno di scaldare i muscoli per guadagnare il rispetto e l'affetto del pubblico di San Siro. Tonali è stato il leader silenzioso, tutti gli altri l'hanno seguito moltiplicando risorse ed energie insospettate. Giroud è stato glaciale sul rigore dell'1 a 0, Messias un killer chirurgico sulla palla respinta dal palo per il 2 a 0, Florenzi, Kalulu, Theo Hernandez, hanno firmato prove di grande spessore. Dopo l'ora di gioco, sul 2 a 1, Pioli ha effettuato il cambio che gli ha poi spalancato il successo: Leao. Il portoghese sul primo scatto utile ha fatto gol, sull'ultimo si è procurato il rigore sprecato da Ibra forse innervosito dagli ululati dello spicchio romanista (tacitati platealmente da Mourinho). Senza difesa, col centrocampo titolare in coppa d'Africa, il Milan ha fornito la replica più esauriente delle sue risorse. Che non sono soltanto tecniche. Intendiamoci: gioca sempre un bel calcio, geometrico e armonioso, ma ha cuore e gambe oltre al talento di quel portiere accolto con qualche riserva a Milanello.
La Roma ha chiuso in 9 per due espulsioni: prima Karsdorp e poi Mancini, entrambi per doppio giallo. Mourinho ha tentato il colpaccio con uno schieramento ultra offensivo, è stato tradito dall'incipit disastroso dei suoi: prima il rigore provocato da Abraham, poi lo strafalcione di Ibanez. A quel punto ritornare a galla non era facile.
Ha inserito nella ripresa tutti gli attaccanti a disposizione e si è lasciato bucare in contropiede. Ma prima di quel 3 a 1 Diaz e Florenzi hanno timbrato le traverse e Krunic mancato un gol comodo comodo, a conferma di un dominio netto.
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