Milanello Il Milan e Inzaghi con la bava alla bocca ( dixit Pippo). E fin qui non c'è nulla di nuovo sotto il sole che riscalda Milanello all'ora di pranzo quando il gruppo è in partenza per la stazione centrale di Milano e di qui, con il Frecciarossa, verso Roma. La Lazio (ultimo successo lontano 5 anni addirittura e risalente ai tempi di Leonardo in panchina, Pato e Thiago Silva le firme) una e due, campionato e coppa Italia insomma, non rappresentano uno snodo qualunque. «Di solito le critiche mi rafforzano» è la risposta da guascone di Inzaghi che ha dovuto convincere Montolivo a restare dietro le quinte. Il capitano avrebbe voluto prendere la parola per smontare il pettegolezzo secondo cui il gruppo degli italiani avrebbe ripreso a tramare nell'ombra contro l'allenatore dopo aver contribuito a «far fuori» Seedorf (solo quest'ultima parte è autentica). Per tenere la tempesta fuori dai cancelli, Pippo ha anche negato l'evidenza («non ho mai dichiarato che non si possa giocare benissimo») e garantito che non c'è alcuna parentela tra le cifre del declino offensivo rossonero (miglior attacco del torneo fino alla 9° giornata, ora settimo posto e dodicesimo nel numero di conclusioni nello specchio della porta) e la presenza del falso nueve Menez, troppe volte assente in area di rigore. «Dobbiamo tornare quelli di fine dicembre» il ritornello ripetuto oltre che in sala stampa anche negli spogliatoi. «Non è neanche vero che corriamo poco, siamo disordinati, questo sì» l'ammissione a mezza bocca.
In attesa di una provvidenziale inversione di marcia, le uniche due notizie, autentiche, della giornata sono arrivate dalla visita e dalle parole di Silvio Berlusconi. La prima: il presidente, secondo le migliori tradizioni, ha provato a infondere coraggio al Milan e al suo giovane allenatore. Nel corso della sua visita numero 20, non ha usato lo scudiscio. «Non dovete demoralizzarvi, nel calcio come nella vita, ci sono gli alti e i bassi, ricordatevi che la società ha grande fiducia in voi e nel mister» ha spiegato alla squadra e ripetuto a Pippo. Un intervento lontano esattamente 180 gradi dalla nota acida e fustigatrice di lunedì sera che usava aggettivi estranei al suo lessico («inaccettabile») e citava parametri («stipendi 5 volte inferiori») mai utilizzati in quasi 30 di guida del club. «In settimana ho sentito il presidente anche due volte al giorno, mi sarei aspettato qualche rimprovero e invece ho registrato sempre frasi piene di fiducia e affetto» la conferma arrivata da Inzaghi che non a caso ha ringraziato il presidente e Galliani per il sostegno offerto in queste ore complicate.
La seconda notizia del giorno l'ha soffiata l'ospite di ieri mattina, Tarek Ben Ammar, l'imprenditore franco-tunisino, da sempre vicino alla famiglia Berlusconi, attuale editore di Sportitalia , presentatosi nel collegio rossonero in compagnia del figlio, tifosissimo del Milan e non esattamente estimatore di Inzaghi. Dopo la colazione col presidente Berlusconi, ha svelato i contorni essenziali di un piano fin qui rimasto segreto e relativo al futuro del Milan. Nessuna intenzione di cedere le quote di maggioranza, semmai l'idea, valutata in queste ore, di «una quotazione in una delle borse orientali», operazione per concludere la quale «può servire meno di un anno». «Berlusconi sta valutando con le banche, è difficile dire quale sarà la borsa: c'è Hong Kong, Singapore, Dubai... tanti i posti dove ci sono i soldi» l'altro dettaglio fornito dall'ospite. Sarà dunque il mercato asiatico il prossimo socio dei rossoneri che vantano in quelle regioni un nutrito numero di fan. «C'è tanta gente che bussa alla porta perché il marchio Milan in quella parte di mondo tira. Sapete quanti miliardari ci sono in quella zona?», l'analisi dell'imprenditore.
Anche in questo secondo caso, si possono considerare definitivamente cestinate le voci di una cessione spuntate in settimana e attribuite a una fonte attendibilissima.Nel frattempo sarebbe gradito qualche timido risveglio del Milan, improbabile da una squadra solo con la bava alla bocca, più sicuro da un team capace di praticare un calcio decente e dotato di un attacco più incisivo.
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