Da bravi a bravissimi. Da forti a fortissimi. Da piccoli a grandi. Sono step di crescita e il passaggio al livello superiore si ottiene superando dei test. E quello di stasera per il Milan dei giovani è uno di quelli veri, per capire davvero il livello di una squadra che sta continuando a sorprendere, appunto, step dopo step. Il campionato sta dando continue conferme a Pioli. Il Liverpool ha detto che la banda rossonera è quasi al livello delle big ma ancora manca qualcosa, in termini di esperienza e malizia, specie nei momenti decisivi. L'Atletico Madrid, questa sera a San Siro, dirà a che punto è la maturazione e la crescita del Milan. Con l'aggravante di pressione che un risultato negativo comprometterebbe il percorso in Champions tanto meritato dopo lo scorso campionato.
Giovani, sbarazzini e spensierati. Ma fino a un certo punto, quindi. «Essere giovani dà vantaggi, dove non arriviamo con l'esperienza dobbiamo sopperire con le idee e con le entusiasmo. Avremo una partita non decisiva ma molto importante, vogliamo togliere quello zero dalla classifica», attacca Pioli. Consapevoli anche, perché il Milan che vince e diverte e si diverte non è frutto di prestazioni occasionali. Ormai il canovaccio del tecnico è lo stesso e chiunque giochi, si adatta alla perfezione. Ma serve crescere, ancora. «Bisogna alzare il livello sotto ogni punto di vista per essere competitivi con squadre molto forti. E i particolari fanno la differenza. A Liverpool ci hanno punito al primo errore, possiamo trarne grande insegnamento». Spiega il tecnico che ormai ha un legame strettissimo col Milan. «Il rapporto che ho creato con club, giocatori e ambiente non ha scadenze», dice. Certo, in partite come queste uno con l'esperienza e la personalità di Ibrahimovic servirebbe come il pane ma Zlatan anche stasera non ci sarà. Spazio però per Giroud, non certo un ragazzino inesperto, dopo il test di La Spezia superato tra alti e bassi. Probabile anche il recupero di Kjaer in difesa.
Di fronte un Atletico che in campionato viaggia così e così ma che resta fortissimo e tignoso, soprattutto quando serve. Una squadra a immagine e somiglianza del suo tecnico, Diego Simeone, che torna a San Siro dove ha vissuto gioie e dolori. Da calciatore con l'Inter da protagonista, poi la finale di Champions del 2006 persa nel derby col Real Madrid. «Il Milan è una squadra dinamica, che gioca bene e fa risultati. Ha un allenatore che trasmette le sue idee e si vede. Sarà dura, ma penso che possiamo fargli male», spiega il Cholo.
Il rispetto questo Milan se lo
è già conquistato. Non basta ma è un segnale. La strada è quella giusta anche se adesso si inizia a fare sul serio. Un nuovo step, un altro esame. La testa da grandi e la spensieratezza dei giovani, ricetta per superarlo.
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