Sport

Il Milan riparte da Ibra ma lo deve ritrovare per stare in Champions

Contratto rinnovato a Zlatan che finora ha giocato metà delle gare: "Resterei tutta la vita"

Il Milan riparte da Ibra ma lo deve ritrovare per stare in Champions

Il rinnovo del contratto di Ibrahimovic, nell'aria da 2 mesi per almeno 3 ragioni, arriva non casualmente all'indomani della peggiore tra le 6 sconfitte subite dal Milan nel 2021 (su 18 partite). Una vitamina di entusiasmo social, un ricostituente per la volata Champions, soprattutto un po' di fumo con cui cercare di occultare numeri e rendimento da paura.

Che Ibrahimovic avrebbe firmato fino al giugno 2022, era scontato per almeno 3 motivi: lui voleva continuare a giocare; nessuno al mondo gli avrebbe dato 7 milioni netti per farlo; tenendolo, il Milan non avrà bisogno di cercarsi un altro uomo-immagine, che oggi non potrebbe raggiungere, perché i conti sono quelli che sono, tanto più senza il miraggio SuperLeague. «Sono molto felice, questa è casa mia. Se potessi resterei qui tutta la vita. Lavorare con Pioli è stato molto facile dal primo giorno: ha la giusta mentalità», ha detto Zlatan. Di certo, la firma di Ibra è completamente svincolata e non è un acconto per quella di Donnarumma, nonostante a tirare i fili sia sempre Raiola.

Il 3 ottobre, Ibrahimovic compirà 40 anni e dunque lo farà giocando, a meno che all'epoca non risulti infortunato o squalificato o nuovamente positivo al coronavirus, cosa quest'ultima che certo non è una colpa, ma che ha contribuito ad appesantire il conto delle assenze lungo il corso della stagione. Finora, Ibra ha disputato 25 delle 47 partite stagionali giocate dal Milan. Una sola volta è stato fuori per scelta tecnica (con la Stella Rossa, in Europa League), poi ha marcato visita per il Covid (4 partite), per un primo infortunio muscolare in autunno (11 partite), un secondo a marzo, in concomitanza con Sanremo (4 partite), più la squalifica e lo stop precauzionale di mercoledì, sperando sia l'ultimo, ma non è detto. In campionato, le partite saltate (15) sono quasi uguali a quelle giocate (17). Certo, poi si contano anche i gol (15) e allora il saldo torna improvvisamente positivo. Il dubbio è: sarà così anche l'anno prossimo? Oppure i mesi che passano rischiano, come logica e natura vorrebbero, che possano aumentare gl'infortuni e diminuire le prodezze?

Staremo a vedere, certo è che nell'ultimo mese di volata Champions il Milan non può fare a meno del suo totem, anche perché chi si alterna nel suo ruolo non ha finora avuto la continuità necessaria per imporsi, né l'enigmatico Rebic (un colpo buono e 3 sbagliati) né l'evanescente Leao, che dopo quasi due anni in rossonero continua a somigliare più a Niang che all'attaccante che servirebbe a Pioli.

Il 2021 del Milan è devastato dai numeri, e così le sue ambizioni. Se nelle 14 partite di questo campionato, giocate nella coda del 2020, i rossoneri avevano viaggiato a 2,42 punti a partita (senza mai perdere), mantenendo di fatto la media di 2,5 ottenuta nei 12 incontri post lockdown della scorsa stagione, nel 2021 (18 partite) la media è crollata a 1,77, oltretutto con la contemporanea sconfitta negli scontri diretti con Atalanta, Juventus, Inter e Napoli (battuta solo la Roma).

Dai sogni di scudetto, il Milan è piombato nell'incubo di perdere un'altra volta il posto in Champions (sarebbe l'ottavo anno di fila). Pesa il rendimento a San Siro: 5 sconfitte in 10 giornate, con solo 2 vittorie. E oggi non può nemmeno consolare che 4 delle ultime 6 partite saranno giocate in trasferta, perché in casa di Lazio, Juventus e Atalanta (oltreché Torino).

Cercasi Ibra disperatamente, ma subito.

Commenti