Arriva l'altra coppa, arriva l'Europa league, più croce che delizia del calcio italiano. Forse è subito il caso di ripensare per un attimo all'eccitazione registrata prima della recente finale Inter-Siviglia che molte soddisfazioni diede agli interisti e al nostro calcio sia pure mitigate dalla sconfitta. Bisogna ripartire da quel clima per accompagnare le tre sorelle Milan, Napoli e Roma, in rigoroso ordine alfabetico, ai rispettivi battesimi. Che non sono ostacoli insormontabili ma nemmeno da sottovalutare come accaduto in passato. Anche perché un paio di notiziole vanno subito riferite: e cioè sia l'Az olandese rivale del Napoli, che gli svizzeri di Berna sono reduci dai preliminari di Champions, non dal torneo aziendale. Anche questa coppa fa i conti con il virus ma, poiché siamo sotto l'egida dell'Uefa che non guarda in faccia a nessuna Asl, non ci saranno furbate.
Il caso più eclatante è quello olandese. Il gruppo martoriato dal contagio (tra gli altri arruolato Maxim Gullit, classe 2001, figlio di Ruud) è sbarcato ieri in 18 a Capodichino dotato della documentazione sanitaria necessaria, concordata con i paesi come ha ricordato Armand Duka, esecutivo Uefa, che non ammette rifiuti di sorta. «Dobbiamo far vivere l'azienda calcio» è la frase di Gattuso alle prese con i contagiati (Zieliski ed Elmas) da 21 giorni. «Speriamo di non pagare altro» aggiunge prima di ricordare ai suoi che «gli olandesi non sono degli scappati di casa». «Ne cambierò solo 3-4 e non 8 come al Milan dove ho sbattuto i denti» l'altra riflessione ad alta voce.
Milan e Roma cominciano a misurarsi a distanza in vista della sfida di lunedì sera: gli uni in Scozia col Celtic che è reduce da striscia allarmante (4 punti nelle prime 4 partite), gli altri con lo Young Boys. Pioli e Fonseca però si comportano, per scelta o necessità, in modo opposto. Il milanista, perso Calhanoglu dopo Rebic e Gabbia, sembra costretto a rimettere in vetrina solo Brahim Diaz e forse Dalot; il romanista invece godendo di una panchina extra-large si dedica al turn over con Villar, Mayoral e Kumbulla.
È la differenza evidente tra le disponibilità della rosa che impongono al Milan un ricorso al mercato di gennaio qualora dovesse restare in corsa nella coppa che è sempre stata una maledizione fin dai tempi di Sacchi e Capello.
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