Milan-Samp, la partita con panchina in palio

Inzaghi-Mihajlovic, uno dato per partente, l'altro potrebbe sostituirlo. Pippo: «Però mi ha consolato»

Sotto le mentite spoglie di due amici per la pelle, hanno una maledetta voglia di imporsi questa sera, dare una drizzata allo sprint per l'Europa league e consolare il rivale con una pacca sulla spalla. Sono Pippo e Sinisa, Inzaghi e Mihajlovic, si chiamano per nome, si sentono via sms, ma hanno anche un antico contenzioso milanese, uno sempre fedele al Milan e al gol, l'altro pirata dell'Inter, prima da calciatore e poi da vice autorevole e temuto di Mancini. «A Milano s'invecchia prima» è la battuta di Sinisa che ha tra l'altro un figlio milanista nella sua tribù di sangue calcistico misto. «Dobbiamo essere serpenti velenosi» incalza ancora dal ritiro di Bogliasco dimenticando quelle scintille, lasciate per strada, lungo la rotta di cento interviste rilasciate sull'argomento Milan.

Una sola frase non fa sorridere Pippo. «Io poca gavetta? Pian piano la farò, io e Sinisa però siamo amici» precisa per non alimentare il duello rusticano che molti cronisti vorrebbero vedere. E forse c'è da credere a Pippo con i capelli imbiancati d'improvviso se poi, sull'argomento, offre un dettaglio privatissimo che non è insignificante. «Quando i risultati mi giravano storto, Sinisa è stato il primo a inviarmi un messaggio d'incoraggiamento» rivela. Ma da questo ad eleggerlo suo modello ce ne corre. «Ognuno ha il suo stile, le sue idee, i suoi metodi» detta sempre Pippo. «Se poi volete sapere chi è il mio idolo, beh è Ancelotti perché l'ho avuto da calciatore». Eppure qualcosa dev'essere cambiato dentro la testa di Inzaghi dopo Palermo se ridimensiona a «chiacchiere da bar» le voci sul prossimo arrivo proprio di Mihajlovic sulla panchina rossonera. «Il Milan sapeva cosa faceva quando mi ha affidato la squadra» la sua battuta come per dire: non potevano immaginare che fossi già pronto, preparato, collaudato. Probabilmente deve aver ascoltato Arrigo Sacchi a cena mercoledì sera sposandone il verbo («se giochiamo bene vinciamo, non mi preoccupo di come gioca la Samp, mi occupo dei miei») correggendo in modo clamoroso il tiro di tante dichiarazioni precedenti, di segno opposto.

«La differenza rispetto ai mesi neri? Il recupero quasi completo della rosa, la possibilità di cambi decisivi» è la sua convinzione che si traduce in un pronostico quasi avventato. «Sono convinto che vinceremo noi, poi vediamo se sono stato buon profeta». Un apprendista profeta contro un allevatore di serpenti velenosi: ecco come si può leggere stasera Milan-Samp.

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