Più dei due flash di Suso che non hanno accecato l'Inter, poté la strepitosa scenografia allestita dalla curva. «Hanno impiegato dei mesi per realizzarla e mi ha toccato il cuore» la candida confessione con un filo d'emozione di Silvio Berlusconi. Ieri il ringraziamento per i tifosi è arrivato in modo pubblico e solenne attraverso il sito rossonero e la pagina ufficiale facebook. Più del secondo posto in classifica raggiunto «insieme con la Roma», potè la dimostrazione di affetto del suo popolo (tutta la tribuna in piedi a cantare c'è un solo presidente) e quell'orgia di foto con i campioni di ieri (Maldini, Oddo, Serginho, Jankuloski, Tassotti, Carbone, Massaro, Ambrosini) realizzate allo stadio e finite su Instagram con la scritta grazie Presidente. Con questo carico di energia, Silvio Berlusconi è rimasto fino a notte inoltrata in un albergo del centro storico ad animare la tavolata di sponsor e ospiti targati Fininvest, prima di dedicarsi a telecamere, microfoni e taccuini. E qui ha spiegato il senso più autentico del suo «non credo» lanciato prima del derby partendo dal closing fissato per il 13 dicembre («Crediamo che non ci siano ostacoli a ottenere le autorizzazioni dallo stato cinese, abbiamo garanzie molto precise e valide anche dalle banche») per finire all'offerta della presidenza onoraria. Nessun ripensamento perciò sulla scelta di cedere il Milan che pure «è costata molto dolore». Didascalica la spiegazione: «Perché il calcio è ormai diventato come il gioco del monopoli con l'ingresso dei soldi provenienti da gas e petrolio e con valutazioni stratosferiche, 94 milioni per un calciatore in età avanzata».
Articolata la posizione sull'offerta della presidenza d'onore, figlia della popolarità vantata proprio in Cina, «dove una recente indagine mi ha inserito tra i tre politici più noti insieme con Obama e Putin». Eccola: «I soci cinesi, con molta determinazione, insistono affinché io rimanga come presidente del Milan. Restare presidente in una società d'altri era una cosa che non potevo tenere in considerazione. Mi hanno allora offerto la presidenza d'onore senza la nomina di un altro presidente. Se mi sarà data qualche possibilità d'intervento, ad esempio un sì o un no su acquisti e cessioni o sullo schema di gioco, allora proverò ad accettare». Così sul ruolo futuro di Galliani: «Spero ci sia lo spazio per lui, cercheremo di far accettare questa condizione». D'altro canto è impensabile che Silvio Berlusconi possa fare da soprammobile in un Milan prima salvato dal fallimento, poi trasformato nel club più vincente al mondo e infine preparato al futuro con una generazione di talenti provenienti dal vivaio. Il 13 dicembre resta dunque la data fatidica e alla sua preparazione ieri si sono svolte due riunioni: una ad Arcore con l'ad di Fininvest Pellegrino, l'altra a casa Milan. La fonte ufficiale milanese dei cinesi è rimasta in silenzio dopo aver chiesto, in modo riservato, l'interpretazione autentica della dichiarazione del'ex premier. Segno che, almeno per ora, non ci saranno ripensamenti sulla governance affidata a Fassone e Mirabelli.
A Montella Berlusconi ha dedicato una carezza e un pizzicotto. «Gli ho fatto i complimenti per il secondo posto anche se abbiamo idee diverse sullo schema tattico. Il modulo che da trent'anni ci ha portato a vincere è sempre stato quello con due punte e una mezz'ala dietro». È un vecchio cavallo di battaglia, noto fin dai tempi di Ancelotti. Del gioiello Donnarumma il presidente ha poi scoperto l'erede. «Gigio è un prodotto del nostro vivaio, frutto anche del lavoro di allenatori molto capaci. Ha messo su una massa muscolare e siamo contenti che sia approdato in Nazionale.
Dietro di lui c'è un altro portiere (Alessandro Plizzari, classe 2000, ndr), più giovane, che i preparatori mi dicono essere altrettanto bravo e questo vuol dire credere nel vivaio». Come sta facendo l'Atalanta, ed è la citazione finale di Berlusconi, «che ha lanciato sette giovani degni di considerazione».
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