Nuovi incubi all'orizzonte del Milan, scavalcato in classifica e uscito di fatto dalla zona Champions. Nuovi incubi scanditi anche da qualche voce contrastante come quella, per esempio, di Bennacer che spiega apertamente la sua opinione («abbiamo sbagliato approccio») mentre Pioli vira sul fattore tecnico («ha giocato meglio la Fiorentina, punto, non avevamo Londra in testa»). Inevitabile la contabilità di questa nuova sconfitta che allunga a 6 il numero stagionale, rende ancora più allarmante il ritardo rispetto alla precedente stagione (meno 8 punti) e certifica lo scadente contributo della panchina nei giorni di particolare bisogno (squalificati Leao e Krunic, a riposo Diaz infortunato). C'è un ultimo fattore da valutare e riguarda l'analogia con la sconfitta col Torino a pochi giorni dalla sfida col Salisburgo decisiva per la qualificazione agli ottavi. Al contrario dell'Inter che paga dopo le coppe, qui il Milan paga prima. Ed è un dato che s'incastra perfettamente con l'analisi di Bennacer.
Ma poi c'è il risultato tecnico più inquietante di tutti e che riporta al peccato originale della stagione, e cioè il contributo del mercato estivo alla causa. È vero che ci sono rendimenti scaduti rispetto al torneo dello scudetto (Tomori il primo della lista) ma è altrettanto vero che proprio a Firenze, nel tratto migliore della ripresa, appena Pioli ha provato a rimescolare le carte, la squadra ha perso smalto e pericolosità cambiando interpreti (sono entrati in sequenza Ibra, Bakayoko, Adli al posto di Giroud, Rebic e Bennacer). E qui, inevitabilmente, si ritorna sull'antica questione De Kateleare rilanciato per l'ennesima volta senza ricavare quei lampi o quelle giocate forse anche perché impegnato a schermare Amrabat che non rientra proprio nelle sue migliori caratteristiche. Adli, intervenuto nel finale, con un paio di giocate (quella illuminante sul gol del 2 a 1 di Theo Hernandez), è apparso più vivo. Per tacere di Bakayoko ignorato fino a un mese fa e poi preferito a Pobega e Vranckx.
Infine c'è un numerino ancora più scoraggiante rappresentato dai palloni toccati da Maignan, diventato il regista difensivo nel dare inizio all'azione: ne ha toccati molti di più di tutti ed effettuato più passaggi dopo Bennacer. Oltre all'abilità del portiere francese con i piedi c'è da sottolineare la difficoltà tradita indirettamente, specie nel primo tempo, dai milanisti di offrire l'uomo libero per iniziare l'azione (Italiano ha lasciato libero Thiaw puntando sulla sua scarsa abitudine a gestire il pallone). Con gli incubi del mese di gennaio, è tornata anche la preoccupazione in vista di Londra dove c'è in gioco la qualificazione ai quarti - sarebbe un traguardo suggestivo per questo Milan -.
Il Tottenham non attraversa un periodo di grande calcio (due sconfitte consecutive) ma nel suo nuovo stadio è capace di trasformarsi, ha già piegato Manchester City e Chelsea che sono clienti scomodi e avrà finalmente, dopo settimane d'assenza, Antonio Conte al comando delle operazioni.
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