Milano. Quando il Milan si mette in viaggio per Torino, il Napoli è già davanti 6 punti tondi tondi, conseguenza diretta del 13° successo in una stagione in cui lo stesso Klopp del Liverpool definisce il team di Spalletti «il più in forma d'Europa». Stefano Pioli ne è consapevole e non soltanto perché ancora gli brucia quel pareggio senza gol, 0 a 0 della passata stagione, 10 aprile scorso la data. In classifica i rossoneri si piantarono a 68 punti mentre l'Inter salì a 66 punti più l'asterisco (partita col Bologna da recuperare). I suoi calcoli sono piuttosto semplici. Spiega: «Da qui al 13 novembre dobbiamo conquistare più punti possibili, non conta essere primi o secondi o terzi perché poi a gennaio si riparte e penso che questa volta lo scudetto sarà raggiunto a quota 85».
E visto che il calendario prevede la difficoltà dichiarata del viaggio a casa Juric prima di chiudersi con Spezia, Cremonese e Fiorentina, è nella sfida di stasera al Grande Torino che si può decidere parte dell'esito di questo ultimo sprint prima della sosta mondiale. «Il nostro obiettivo dichiarato è lo stesso dal 4 luglio: arrivare più avanti possibile in campionato e raggiungere la qualificazione agli ottavi di Champions» la sintesi di Pioli che in tre giorni appena si gioca gran parte del primo traguardo e tutto il secondo (mercoledì sera a San Siro lo spareggio con il Salisburgo).
È questo il motivo per il quale la scelta, lungimirante, di utilizzare gran parte della rosa (recuperati Dest e Diaz, Maignan sottoposto lunedì a un controllo) e di puntare a un mirato turn over, viene confermata dopo i positivi risultati col Monza e a Zagabria (6 cambi su 11 in entrambe le occasioni). Origi (per dare il cambio a Giroud), Messias (sostituto di Rebic) e l'ex della gara Pobega (per far riposare Bennacer) sono gli esponenti più attesi alla prova di nuova e preziosa maturità. Riflettori puntati su CDK per il quale Pioli sottolinea la grande differenza tra «l'impazienza del pubblico» e il giudizio del club «lungimirante perché riconosce al giovane belga oltre al talento anche l'intelligenza e la disponibilità».
Così, nel preparare il Milan ai tanti duelli fisici con il Toro di Juric e nel raccontare della grande emozione registrata presso lo spogliatoio dal ferimento di Pablo Marì («la sera stessa ho sentito al telefono Adriano Galliani che mi ha messo al corrente dell'evento»), Pioli consegna alla fine un tratto molto interessante della costola inglese (Giroud, Tomori e Origi tutti provenienti dalla Premier League) del suo Milan.
Racconta: «Rispetto agli altri che chiedono perché si fa questo e perché si fa quest'altro, loro fanno meno domande. Arrivano, si cambiano e si allenano». Se poi aggiungessero anche i gol necessari, sarebbe davvero il massimo.
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