Il Milan sorprende la Juve La supercoppa è dei baby

Botta e risposta Chiellini Bonaventura: il Diavolo passa ai rigori. Decisivi Donnarumma e Pasalic

Il Milan sorprende la Juve La supercoppa è dei baby

Franco Ordine

L'ha strameritata il Milan di Silvio Berlusconi (29° trofeo della sua straordinaria carriera calcistica), l'ha vinta il Milan di Vincenzo Montella, al secondo successo consecutivo sull'armata Juve. E così, al tramonto del 2016, l'anno della trattativa per la cessione del pacchetto azionario, il club rossonero ha preso a riveder le stelle aggiungendo l'ultima supercoppa a una collezione unica di trofei. È forse finita ieri sera a Doha, dall'altra parte del mondo, la lunghissima nuttata dei milanisti scandita da troppi risultati deludenti, fuori dalla Champions e piazzamenti scadenti. Il Milan è tornato a brillare grazie al lavoro strepitoso di Vincenzo Montella e alla scelta societaria di puntare su un drappello di giovanotti espressione del vivaio. Alla fine della sfida, erano 10 gli italiani in maglia rossonera, un record del quale possono andar fieri Berlusconi e Galliani.

Sfiorato più volte nella seconda frazione (traversa scheggiata da Romagnoli di testa, Bacca si è impappinato a porta spalancata), il successo è giunto al culmine di una sfida trascinata fino all'epilogo rocambolesco dei rigori. Qui due ragazzi di primissimo pelo, non a caso esponenti del Milan diventato portabandiera della meglio gioventù calcistica italiana, il portiere Donnarumma e il centrocampista croato Pasalic, sono risultati decisivi. Uno, il giovane portiere ha parato, con anticipo pazzesco, il rigore di Dybala, l'altro, il suo sodale croato, senza tradire la minima tensione, ha eseguito alla perfezione il penalty fondamentale.

La Juve si è arresa molto prima dell'ultimo rigore. Si è arresa nella ripresa quando è finita la benzina nel motore e in coincidenza con i due ko muscolari denunciati dai migliori dei suoi, Alex Sandro e Sturaro, ha perso il controllo del gioco e dei duelli. Specie sul binario di destra dove Suso ha addirittura maramaldeggiato con Evra e Lemina esponendoli a figuracce ripetute e procurando ai suoi compagni d'arme una serie di golose opportunità. Nonostante il deficit fisico evidente, diventato inquietante durante i supplementari, proprio Dybala, l'acclamato genio dell'accampamento juventino, ha sbavato una palla-gol classica a 4 minuti dai titoli di coda. Sempre il talento argentino si è fatto parare il rigore da Donnarumma, segno di un discutibile smalto. Perciò è partito dalla panchina.

La Juve migliore, quella che ha illuso i suoi fans, ha dominato la scena per 25-30 minuti nel primo tempo. È andata in gol (su calcio d'angolo) con Chiellini dopo aver sfiorato più volte il bersaglio. Poi, appena il Milan è uscito dal bozzolo, ha perso il contatto con la sfida nonostante il 4-4-2 disegnato da Allegri mettesse il gruppo al riparo da qualsiasi scossone. E invece è spuntato rigoglioso, come un fiore prepotente nel deserto, il gioco del Milan, con le serpentine di Suso, i tagli di Bonaventura e le rigorose chiusure della difesa bullonata da Paletta e Romagnoli che han concesso solo le briciole a quei due marcantoni di Mandzukic e Higuain. Perciò il Milan ha rischiato di chiudere entro i tempi regolamentari i conti della supercoppa. Romagnoli è stato respinto dalla traversa, Bacca da una parata tutto istinto di Buffon prima di dilapidare il tesoro di un'altra palla-gol. Suso e Bonaventura (splendido il suo gol in corsa con deviazione a mezz'altezza) sono stati gli eversori della Juve, Donnarumma e Pasalic gli eroi della fase a rigori, segno che il Milan di questi ultimi mesi è cresciuto in personalità e sicurezza, oltre che nel gioco e che la rincorsa al terzo posto (quindi alla Champions) può diventare una grande opportunità. Che solo un accorto e generoso intervento sul mercato di gennaio renderebbe realizzabile. Quello di ieri è stato il primo trofeo della carriera da allenatore di Vincenzo Montella. Anche lui se l'è strameritato.

Perché l'ha ottenuto col gioco e con una banda di ragazzotti, onorando il calcio e il credo berlusconiano (vincere e convincere). Per la Juve è un'altra amara sconfitta. Scommettiamo che Allegri tornerà sulla graticola?

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