Mai fidarsi dei pregiudizi né fasciarsi il capo per una disavventura. Nel calcio, come nella vita, dietro un apparente guaio può nascondersi una fortuna. E dietro l'etichetta di fuoriclasse mancato, può celarsi la maturità di un talento una volta capriccioso e incostante. Stiamo citando i casi, eclatanti a modo loro, di Jeremy Menez, francese, e di Giacomo Bonaventura, detto Jack, italianissimo di Recanati, i due eroi della prima autentica svolta guadagnata dal Milan domenica notte dinanzi al Napoli, il più autorevole candidato al terzo posto. «Solo una settimana fa, per quel gol sbagliato a Genova, volevano incenerirlo» la chiosa malinconica di Adriano Galliani rimasto insensibile dinanzi a quell'errore che pure è costato una settimana di critiche feroci e di punzecchiature riferite alla solita questione dei «parametri zero che non valgono una cicca». O forse, proprio quella settimana di scudisciate, è stata utile per ottenere il risultato di un Milan dotato, finalmente, «di una grande concentrazione», parole di Boban, dall'inizio fino alla fine del match, senza cadute di tensione, senza amnesie o distrazioni difensive che sono diventate parte integrante dell'attuale Milan.
Alzi la mano chi salutò l'arrivo di Menez con un pronostico capace di prevedere i seguenti clamorosi sviluppi: 1) giocare da centravanti arretrato senza rimpianti per Torres oltre che per Pazzini, il vero sacrificato del primo semestre; 2) raccogliere in 15 turni di campionato la bellezza di 8 gol che sono poi il suo record personale, rigori compresi d'accordo; 3) dimostrare una discreta continuità rispetto alla precedente avventura romanista, piena di promesse mancate. Nessuno, compreso chi scrive. Non è Messi né Cristiano Ronaldo, verissimo, altrimenti non sarebbe arrivato a corte senza sborsare neanche un euro, ma è una bella spinta per aspirare a quel benedetto terzo posto.
Il signor Bonaventura, che è poi il vero gioiellino di casa Milan, sbarcato per caso a fine mercato e in sostituzione di Biabiany, acquisto saltato per l'opposizione di Zaccardo (non voleva tornare a Parma da cui avanzava un vecchio credito), ha una storia personale che può essere definita didascalica per il calcio in generale. Era pronto per arruolarsi con l'Inter di Mazzarri ma a causa della mancata cessione di Guarin al Valencia si ritrovò a far le visite mediche con il Milan. Inzaghi l'ha scoperto a Parma (debutto con un gran bel gol) e da quel giorno se ne è innamorato perdutamente. Anche perché il giovanotto, che non ha creste né tatuaggi, durante i test, fisici e motivazionali di milan-lab, è risultato sempre al primo posto, segno che quando si vuole, fortissimamente, emergere nel calcio, si può diventare anche il signor Bonaventura del Milan.
Il gol al Napoli è una riedizione di un sigillo firmato contro l'Inter l'anno scorso e può fare scuola quel suo gesto (una lieve spinta sulle spalle di Montolivo che si trovava sulla sua linea di corsa) per andare all'appuntamento con il cross di Armero saltando più alto del gigante Koulibaly. «Jack può arrivare anche a 10 gol in campionato» è la convinzione di Stefano Colantuono, il tecnico che a Bergamo lo ha lanciato e affinato, ritagliandogli su misura il ruolo di attaccante sinistro.
Forse è solo affetto o soddisfazione per vedere premiato il lavoro di tanti pomeriggi vissuti a Zingonia con quel ragazzo che non ha un fisico da calciatore moderno ma una determinazione, negli occhi e nella testa, da fargli scavalcare le montagne. Lasciando in panchina sodali del calibro di El Shaarawy.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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