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Milan in stile inglese. I suoi peccati originali nascosti solo dai torti

Il Diavolo non alza la voce dopo il ko contro lo Spezia. E "pesa" gli errori di programmazione

Milan in stile inglese. I suoi peccati originali nascosti solo dai torti

Incassato l'effetto Serra, Matteo Salvini, tifoso milanista senza peli sulla lingua, è stato il primo a twittare: «Spero che questa volta la società non stia zitta». È stato l'inizio di un polemico e velenoso tsunami che ha travolto i social e posto sotto assedio mediatico i finestroni di casa Milan. Non sono nemmeno mancate le pressioni di qualche esponente della proprietà, tifoso di antica data, immaginando che il club dovesse prendere una posizione pubblica ed energica in materia e non solo per offrire una sponda al popolo in tumulto.

Ivan Gazidis, l'ad, ha tenuto la rotta decisa lunedì sera, nel chiuso degli uffici di San Siro dopo il vertice con Pioli e l'area tecnica seguito alla sconfitta con lo Spezia. Le parole del tecnico rossonero sono rimaste le uniche. Esemplari ma uniche. «Dividiamo al 50% le colpe della sconfitta» ha spiegato senza armare il plotone d'esecuzione nei confronti dell'arbitro ma puntando decisamente sugli errori commessi. La spiegazione ufficiale della scelta societaria non è nuova: è lo stile anglosassone imposto da Gazidis, proveniente dalla Premier league dove non sono soliti imbastire processi per direttissima ai fischietti. Il non detto è altrettanto evidente. Il Milan non vuole indossare i panni della vittima e nemmeno offrire alibi ai calciatori che sono abilissimi poi nel coltivarli.

Tra gli errori riconosciuti in diretta da Pioli ci sono quelli più vistosi: le tantissime occasioni da gol costruite, specie nel primo tempo, con un solo gol realizzato più il rigore sbagliato da Theo Hernandez (altra pecca da eliminare al più presto) visto il ripetersi (terzo errore dopo quelli di Kessiè con la Lazio e Ibra con la Roma). Dietro gli errori riconosciuti da Pioli, ce ne sono altri che appartengono alla programmazione tecnica della stagione. Che a gennaio sarebbero partiti Kessiè e Bennacer per la coppa d'Africa si sapeva ed è stato deciso che sarebbe bastata la coppia Tonali-Bakayoko per sopperire alle assenze, senza valutare che una squalifica o una positività, avrebbero potuto mettere in crisi l'allestimento del reparto. Come è accaduto per la squalifica di Tonali e la necessità di schierare Krunic in quel ruolo. In difesa poi il doloroso ko di Kjaer è avvenuto ai primi di dicembre e da allora sono passati quasi 50 giorni durante i quali non è stata portata a termine alcuna trattativa per assicurare a Pioli il difensore centrale promesso proprio da Paolo Maldini subito Genova. Certo: nessuno poteva immaginare che a metà gennaio Tomori sarebbe andato incontro all'intervento per lesione del menisco, accentuando quindi l'esigenza di un rinforzo in quel reparto poiché nel frattempo Romagnoli è diventato positivo. Può darsi infine che a seguito delle prestazioni della strana coppia Kalulu-Gabbia tra Roma e Venezia, qualche valutazione ottimistica sia stata fatta. E anche qui il Milan ha molto peccato guardando più al budget che alle esigenze effettive della rosa. Adesso, magari, sotto la spinta emotiva, arriverà qualche rinforzo ma come al solito sarà troppo tardi.

Tutti sapevano, fin dall'estate, che il famoso calendario asimmetrico del girone di ritorno, avrebbe messo il Milan tra mese gennaio e febbraio dinanzi a Roma, Juve e Inter in sequenza. Averne sottovalutato il pericolo, è il peccato originale di questa stagione.

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