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Milan-Toro, sfida in panca tra Pioli valorizzatore e Giampaolo rivoluzionario

Il tecnico rossonero subentrò in corsa al granata: "Stringiamo i denti...". Pesa l'assenza di Calha

Milan-Toro, sfida in panca tra Pioli valorizzatore e Giampaolo rivoluzionario

Il valorizzatore e il rivoluzionario mancato. Milan-Toro di stasera, al netto del resoconto sugli assenti che sta diventando un vero bollettino di guerra, è anche e soprattutto questo. E cioè il raffronto tra un passato recente abortito miseramente - dopo appena sette turni - e un presente che promette molto più rispetto alle sue modeste premesse. Stefano Pioli è uno che stima Marco Giampaolo e non solo perché gli è subentrato ma perché ne ha colto i ritardi, confermati anche nell'esperienza granata. «Adesso il Toro, dopo le difficoltà iniziali, ha trovato fiducia e sicurezze» spiega il milanista passando in rassegna i 4 risultati utili consecutivi fin qui collezionati, segno del benessere recuperato. La pazienza che ha avuto Cairo con Giampaolo, partito malissimo eppure tenuto in sella dal club, non l'ha avuta il Milan che aveva puntato sul maestro che avrebbe dovuto garantire bel gioco e spettacolo. Si presentò con una frase secca, in contrapposizione all'editto contiano dell'Inter: «Testa alta e giocare a calcio». Non ottenne né l'uno né l'altro.

A Milanello ha resistito poche settimane forse perché già la scelta iniziale (di Maldini) era stata accettata per solidarietà da Boban critico col tecnico abruzzese fin dall'esordio disastroso di Udine e dall'utilizzo successivo di Piatek contro il Brescia nonostante fosse già stato ceduto. Adesso quel tempo è dimenticato e per la prima volta il valorizzatore si ritrova a fare i conti con l'emergenza più nera: il recupero di Ibra più Bennacer e Saelemaekers è rinviato a Cagliari, lunedì 18 gennaio, il rientro da squalifica scontata di Tonali è parzialmente ridotto dall'assenza di Calhanoglu con una caviglia maltrattata dalla sfida con la Juve. «Lo so, quando siamo tutti insieme siamo forti, ma ora bisogna stringere i denti» è il commento di Pioli che vede invece nelle notizie provenienti dal fronte Toro la disponibilità dei migliori. «Non mi preoccupa il Milan» dice Giampaolo, «mi disturba invece il calendario...».

La sensazione è questa: stasera il Milan rischia più che con la Juve per almeno tre motivi. Perché domenica sera sapeva della caduta interista e perciò non avrebbe perso il comando della classifica. Perché tra le diverse assenze che pure pesano come un macigno, quella del turco è forse la più pesante visto il contributo nel rammendare il gioco, suggerire assist, calciare palle da fermo. Perché infine è la prima volta che il Milan sarà giudicato per la capacità di reagire alla sconfitta giunta dopo una striscia chilometrica di risultati utili. «La mattina dopo i giocatori hanno chiesto di rivedere con me la partita per capire gli errori commessi e vedere dove migliorare nelle fasi d'attacco» il particolare che testimonia della reazione collettiva allo sganassone juventino sottolineato da Cassano («Chiesa ha asfaltato Theo»). Nemmeno il report proveniente da Milanello sul rinnovo contrattuale di Donnarumma e Calhanoglu procura affanni o preoccupazioni.

«C'è la volontà di entrambe le parti di rinnovare» è la garanzia firmata da Pioli.

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