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Milan, ultima occasione. Pioli deve vincere per orgoglio e vendetta

Tre punti contro Simeone e si resta aggrappati all'Europa dopo i torti dell'andata. Ibra carica

Milan, ultima occasione. Pioli deve vincere per orgoglio e vendetta

Il Milan vuole togliersi uno sfizio. E con lo sfizio rispedire l'Atletico in fondo al tunnel della qualificazione. Lo sfizio consiste nel centrare, alla penultima stazione del girone, il successo che manca dall'inizio e che sfiorò con gli spagnoli prima che arrivasse la sciagurata espulsione di Kessiè. Poche storie: cambiò destino al risultato della sfida e alla classifica del raggruppamento pregiudicando ogni possibilità di recupero. «Questa è la partita» commenta Sandro Tonali che è uno alle prime esperienze in Champions eppure parla come un veterano e segnala nella furbizia («sono molto scaltri») una delle qualità più ammirate della squadra di Simeone. «È la nostra ultima occasione per restare dentro la Champions» conferma Stefano Pioli ed è come se parlassero la stessa lingua. Persino quelli dell'Atletico sono sull'avviso: «È come una finale» suggerisce Correa, una volta corteggiato da Boban fino agli ultimi giorni di mercato.

Togliersi lo sfizio è un conto, legittimo, avere una visione che vada oltre la serata al Wanda metropolitano di Madrid è un dovere perché poi da domenica (col Sassuolo, poi entro tre giorni in sequenza Genoa, Salernitana, Liverpool, Udinese, Napoli ed Empoli) deve riprendere il cammino in campionato, che è poi la priorità assoluta del club, dello staff, del gruppo squadra anche se non ammessa in pubblico perché nel calcio bigotto dei nostri tempi alcune analisi si fanno ma non si esternano. E infatti alla domanda sullo schieramento di stasera, Pioli è un libro aperto. «Si parte dalla condizione fisica» ammette. Che vuol dire molto a leggere i sottotitoli. E cioè bisogna fare delle scelte razionali. A cominciare dal centravanti: Giroud rimasto fuori dal derby e scaldatosi solo nella parte finale di Firenze, è destinato a dare il cambio a Ibra che continua a mandare messaggi positivi al proprio spogliatoio. «Quando mi sveglio è tutto un dolore» racconta lo svedese. «Mi piace però soffrire» aggiunge per far capire che non si arrende dinanzi ai segni della fatica sul suo fisico. Anche perché, ripete Zlatan, «non sono mai soddisfatto» come capita ai perfezionisti come lui. Specialmente dopo i due gol e mezzo di Firenze che non hanno evitato ai suoi la sconfitta, maturata per «mancanza di precisione nelle due aree» la diagnosi di Pioli costretto per esempio a dare un turno di riposo a Leao uscito con i crampi da Firenze, recuperando Romagnoli.

Il quadro complessivo non è dei più incoraggianti: Rebic sarà ko per un mese, Calabria per 2-3 settimane, Tomori (infiammazione al muscolo otturatore dell'area dell'anca) forse, e sottolineiamo forse, recuperato per il Sassuolo.

Più complessa è la condizione di Maignan che continua a lavorare in palestra in attesa di misurarsi con test più attendibili prima di tornare in partita dove serviranno garanzie in vista delle parate e dei possibili scontri.

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