Milan a valanga dopo la paura

Frosinone avanti, poi Bonaventura e Abate ispirano la prima rimonta rossonera. E Miha sorride

Milan a valanga dopo la paura

T re tabù sfatati dal Milan di questi tempi in una sola sera. Eccoli in sintesi: 1) mai rimontato il rivale nelle 16 partite precedenti, ieri c'è stato il primo episodio; 2) cancellate le sofferenze nell'ultima sfida dell'anno (dal '94 in poi solo 5 vittorie, 8 pareggi e 8 sconfitte) con le valigie pronte negli spogliatoi; 3) domato il Frosinone, tra le ultime in classifica, squadre puntualmente ostiche come hanno testimoniato in modo plastico i recenti precedenti con Carpi e Verona. Tre tabù sfatati come i punti incassati che hanno consentito ai rossoneri di chiudere il 2015 con un mezzo sorriso e a Mihajlovic, il discusso condottiero del gruppo, di gustare il panettone tradizionale senza l'incubo di un precoce esonero. Non è stata vera gloria, bisogna aggiungerlo subito, perché nella circostanza sono riemersi i vecchi difetti che hanno reso questo gruppo fragile, come un tappo di sughero sbattuto dalle onde dell'oceano. La sua difesa, per esempio, ha ripreso a far acqua da alcune parti: in particolare Romagnoli (ammonito dopo un dribbling pasticciato salterà la prima del 2016 col Bologna) e De Sciglio hanno meritato gli urlacci del tecnico serbo in panchina. In particolare il ragazzo pagato 25 milioni ha concesso una prateria al Ciofani attaccante sul primo gol dei laziali; l'altro giovanotto della gendarmeria rossonera, De Sciglio, ha letteralmente dormito sul secondo sigillo firmato di testa, su punizione, da Dionisi riaprendo a quel punto una sfida cementata dal terzo sigillo firmato, su angolo, da Alex, uno dei più utili alla compagnia insieme con l'altro sodale Abate autore dell'1 a 1. Non è stata vera gloria perché nel primo tempo il Milan, dopo una promettente partenza dai blocchi (doppio prodigio di Leali su Niang e Bacca), si è lasciato fregare in contropiede a metà frazione e ha impiegato un tempo per riprendere il comando del gioco e del risultato limando le unghie dei laziali che han pagato, a distanza, la differenza clamorosa in materia di tecnica.Decisivo l'intervallo durante il quale Adriano Galliani ha raggiunto lo spogliatoio per parlare con il tecnico. A fine partita ha svelato il retroscena: «Mihajlovic era molto tranquillo e anche convinto di poter vincere la partita». Quasi alla Harry Potter. Il piglio del Milan è stato diverso. Ha preso per il petto il Frosinone e l'ha sbattuto contro il muro del suo portiere. Fondamentale il contributo, sul binario di destra, di Abate (dedica tenera al nonno presente in tribuna) che con uno sprint ha dato inizio alla riscossa rossonera incarnata, nei minuti successivi, dalla giocata di Bonaventura (ha anticipato il portiere in uscita lasciando a Bacca la palletta del 2 a 1 dinanzi alla sguarnita) e dalla capocciata di Alex su angolo. Un altro gioiellino di questo Milan maltrattato da se stesso più che dai suoi critici è Jack Bonaventura: a dispetto di una condizione fisica non eccellente (affaticamento muscolare) è riuscito a mettere il piedino fatato negli snodi della sfida oltre a firmare il 4 a 2 che ha messo in cassaforte il successo numero tre (altro deficit della stagione) cancellando le ansie inevitabili dopo il 2 a 3 dei locali. Anche a Frosinone, come a Genova con la Samp in coppa Italia, la resa migliore è avvenuta nella ripresa quando, appunto, la squadra, sorretta da un centrocampo di lotta e di governo, ha avuto testa e corsa per capovolgere il risultato della prima frazione. Due successi in appena quattro giorni sono quasi un record per le abitudini dei berlusconiani.

«Credo che a Genova sia avvenuta la svolta della nostra stagione» la convinzione di Galliani che ha anche il legittimo rimorso d'aver smarrito per strada quattro punti che l'avrebbero portato al fianco della Roma in classifica.

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