Milan e Fiorentina pari sono. Nei gol, nel comando del gioco, un tempo ciascuno, nel disegno tattico e nel dividersi il punticino che toglie ai berlusconiani la soddisfazione di dormire qualche giorno da terzi in classifica e consente a Montella di rammendare un risultato che non cancella velleità di rimonta. Forse, alla fine, facendo di conto, il Milan spende qualche energia in più e anche qualche occasione polposa per regolare vecchi conti. La squadra di Montella resta un tabù a San Siro non solo per Allegri, anche per Inzaghi e i suoi giovanotti: non perde da un bel po' di anni e questo qualcosa può voler dire. La scelta di Menez falso nueve non è stata premiata, ingiudicabile l'arrivo di Torres, infilato nella selva oscura a dieci minuti dai titoli di coda. A reggere l'impalcatura provvedono i soliti, Abate e De Jong, meno brillanti di altre occasioni El Shaarawy e Honda così che il famoso attacco boom non riesce a fare breccia nella difesa viola se non al culmine di un calcio d'angolo e adesso magari i meriti finiscono sul taccuino di Vio, lo specialista arrivato a Milanello proprio da Firenze. Stesso sistema di gioco, stesso pressing asfissiante, stesse motivazioni: di solito è il preludio a una sfida dall'esito incerto e dall'equilibrio quasi perfetto. Richiamo suggestivo per un magnate di Hong Kong, Richard Lee, ospite d'onore in tribuna di Silvio Berlusconi e sua figlia Barbara, interessato a esportare il brand rossonero in Cina.
Con questo appeal parte in fondo alla domenica Milan-Fiorentina senza però mai regalare calcio divertente, forse anche perché un paio di stelline, Cuadrado e Menez, invece di dedicarsi alle magie balistiche, sembrano consumare energie nervose per protestare e litigare in giro per il campo. Il francese è polemico anche con l'arbitro, il colombiano dal ricco stipendio pare stizzito per i duelli persi con De Sciglio e poi con Abate e si "becca" anche un giallo per un fallo di frustrazione. La Fiorentina tiene palla ma graffia poco, nemmeno un tiro nello specchio della porta durante la prima frazione, il Milan si difende meglio di altre circostanze, con imprevedibile ordine e grinta addirittura e quando c'è da affondare il colpo riesce a farlo. Accade tutto a metà tempo con una di quelle combinazioni da calcio piazzato che, si racconta, vengono preparate in settimana (così sostiene Zapata, uno dei protagonisti) durante le esercitazioni, e invece riescono anche perché tre sentinelle viola consentono appunto a Zapata di colpire una palla spedendola verso l'altro palo dove il comandante De Jong, libero, può girarla sul palo scoperto di Neto. In onore a Nino Benvenuti, altro ospite in tribuna, il duello calcistico diventa una sorta di corpo a corpo: Poli dalla parte di Borja Valero, Muntari contro Kurtic, De Jong a braccare Aquilani, da cui non sortiscono giocate memorabili e nemmeno elementari triangoli, semmai entrate decise (Muntari il più tosto) che Banti tiene a freno con qualche difficoltà.
La migliore risposta della Fiorentina è concentrata nella ripresa e coincide con l'intervento di Ilicic, sostituto incisivo del pallido Kurtic: appena si aprono le acque della difesa rossonera l'ex Palermo può armare il suo mancino in modo da lasciare Abbiati senza scampo. A quel punto, con le squadre spezzate in due tronconi, s'infiamma la sfida e comincia la parte più attraente: Menez e Babacar vengono murati, si moltiplicano gli errori, i cambi dei due tecnici non producono grandi sconvolgimenti, sbaglia tanto per esempio Bonaventura appena arrivato nella mischia.
Il Milan, schiumando rabbia, chiude davanti, la Fiorentina, paga, chiude nel rifugio di Neto per evitare altri guai. Resta lontana 6 punti dalla poltrona ambita della Champions ma c'è tempo per risalire in quota. Specie se dovesse replicare la prova gagliarda di ieri sera recuperando almeno Gomez, un centravanti vero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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