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Milan, la vera forza è la dirigenza: Maldini è stato l'uomo in più

Oltre alla sua grande esperienza Maldini ha portato in dote ai rossoneri anche il forte senso di appartenenza. Tutto l'ambiente ne ha tratto beneficio. Lo scudetto è solo una conseguenza del grande lavoro svolto in questi anni

Milan, la vera forza è la dirigenza: Maldini è stato l'uomo in più

Paolo Maldini è stato uno dei più grandi giocatori della storia del calcio italiano e mondiale, non solo per la grande quantità di titoli vinti in carriera. Il 53enne dirigente del Milan è stato una leggenda del club rossonero, con 26 titoli messi in bacheca da giocatore: 7 scudetti, 1 Coppa Italia, 5 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del mondo per club FIFA. Anche da direttore dell'area tecnica, però, è riuscito nell'impresa di centrare un grande obiettivo, con la conquista dello scudetto nonostante sulla carta, forse, il Milan non avesse la rosa più forte del campionato.

Maldini fondamentale

"Non torno al Milan se non per ricoprire un ruolo fondamentale per la società", questo il Maldini-pensiero tra il 2009, anno del suo addio al calcio giocato, e il 2018, anno del suo ritorno. Per oltre 9 anni, infatti, la leggenda del club è sempre stato in disparte aspettando il suo momento che puntualmente è arrivato. Nell'agosto del 2018, infatti, viene annunciato il suo ingresso nell'organigramma societario del Milan come direttore dello sviluppo strategico dell'area sport e 10 mesi dopo, nel giugno del 2019, viene nominato direttore tecnico al posto di Leonardo che aveva rassegnato le dimissioni.

Il fondo Elliott ha deciso di trattenerlo, di ascoltarlo, di dargli fiducia, che puntualmente è stata ripagata dai risultati e con il suggello della conquista dello scudetto. Maldini fu quello che convinse Ivan Gazidis, l'ammistratore delegato rossonero, a trattenere Pioli al termine della stagione 2019-2020 e di non puntare invece su Ralph Rangnick. A distanza di due anni scarsi questa scelta è stata forse la più azzeccata degli ultimi anni, perché Pioli e la sua "normalità" sono stati l'arma in più del club di via Aldo Rossi.

Acquisti di prospettiva e mirati

Maldini e il suo collaboratore Frederic Massara hanno compiuto un vero e proprio miracolo sportivo facendo, in diversi casi, di necessità virtù. Le intuizioni low cost come Pierre Kalulu uniti agli arrivi negli anni di Mike Maignan, Theo Hernandez, Sandro Tonali, Ismael Bennacer, Rafael Leao, Fikajo Tomori, Simon Kjaer e Alessandro Florenzi, alla lunga hanno fatto la differenza. Ma non solo, visto che anche i vari Brahim Diaz, Junior Messias, Alexis Saelemaekers si sono rivelati utili alla causa, con un esborso economico limitato e alcune volte, come nel cartellino dello spagnolo, pari allo zero.

Il carisma di Ibrahimovic in attacco ha fatto poi la differenza per alzare la qualità del gioco di tutti. Ora il più grande obiettivo della dirigenza è porre il tassello mancante: l'arrivo di un centravanti capace di superare quota 20 gol in stagione, che è stato forse l'unico neo di quest'anno, che ha visto peraltro una gestione meravigliosa e con pochissime sbavature.

Infine, cosa di non poco conto, il non aver ceduto ai "ricatti" dei giocatori ha fatto il resto, con i vari Gigio Donnarumma, Calhanoglu e ultimo Kessie lasciati liberi a costo zero per non dissanguare le casse rossonere, viste le esose richieste economiche soprattutto da parte del portiere e del centrocampista ivoriano.

La conquista dello scudetto è stato il primo step di questo Milan "Maldiniano" e ora i tifosi si augurano di tornare ad essere competitivi e vittoriosi anche in Champions League: competizione che Paolo ha messo per ben cinque volte in bacheca da calciatore del Diavolo.

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