Elliott, c'è un problema. E riguarda la velocità delle scelte da realizzare in una società di calcio. Abituato ai tempi biblici delle società di capitale, il fondo americano sta tradendo una lentezza che può diventare nociva per l'esito della stagione rossonera. Ieri, con una nota ufficiale, l'Arsenal ha cancellato ogni possibilità che il ceo Ivan Gazidis possa lasciare i Gunners e trasferirsi a Milano. «Sappiamo che ha offerte ma non ha mai accettato alcuna opportunità e sta lavorando intensamente a Singapore con il nostro nuovo allenatore Unai Emery mentre ci prepariamo per la nuova stagione»: pubblicato sul sito ufficiale del club londinese è un messaggio che non lascia alcuno spazio a ripensamenti.
Nel frattempo Umberto Gandini, a questo punto unico candidato per il ruolo di ad e direttore generale, reduce dal colloquio con Gordon Singer, è sempre al lavoro nel suo ufficio della Capitale e oggi si presenterà all'assemblea di Lega come rappresentante della Roma. A rappresentare invece il Milan ci sarà, di passaggio, solo per un saluto, il presidente Scaroni: ai lavori dell'assise di serie A invece parteciperanno Guadagnini, capo della comunicazione, e il responsabile del commerciale Giorgetti. Per fortuna l'arrivo di Leonardo, costretto a lavorare a fari spenti e lontano da casa Milan, è diventato operativo grazie a una nota del club rossonero pubblicata dopo il solito ping pong tra Milano e Londra, sede operativa di Elliott. Avrà il ruolo di direttore generale dell'area tecnica e oggi pomeriggio sarà presentato alla stampa e al mondo Milan. Deve mettersi subito al lavoro. Non c'è molto tempo sia per la chiusura del mercato (17 agosto) che per l'inizio del campionato (18 e 19 agosto).
Il Milan non è rimasto fermo, naturalmente. E se non sfugge alla suggestione di voler fare la Juve con gli intrecci di mercato, è al lavoro anche per rasserenare Gattuso da un lato e confermare la linea guida di puntare sui giovani già emersa nella trattativa su Locatelli col Sassuolo. Il fantasma di Conte (segnalato a Lampedusa in vacanza con Riccardo e Giacomo Ferri) circolato anche dalle parti di Los Angeles (dove ieri, a salutare Gattuso in ritiro, è arrivato anche Ibrahimovic) è stato ricacciato indietro da un messaggio di rassicurazione che naturalmente non spazza via l'eccitazione dei milanisti. Il presidente Scaroni ha fatto una lunga telefonata all'allenatore per ribadirgli la fiducia del club. Ma lo stesso Rino (legato da un contratto della durata di 3 anni) è realista e sa che al primo incidente di percorso, quella candidatura, autorevolissima, tornerà di grande attualità. Ma anche su questo versante bisogna essere realisti: Antonio Conte ha avviato un contenzioso con il Chelsea che richiederà tempi lunghi per la definizione.
Non è invece semplice suggestione il fitto scambio di proposte e contro-proposte tra Marotta e Leonardo che stanno discutendo di due affari in apparenza ben distinti. Bonucci vuole la Juve, Torino è pronta a riabbracciarlo, il Milan è disposto a cederlo ma a condizione che in cambio arrivi a Milanello Caldara. Nota bene: senza la contropartita Caldara (respinta al mittente quella di Benatia), Bonucci non si può muovere dal Milan. Sul punto Leonardo è stato esplicito con tutte le parti interessate.
Altro capitolo è Higuain. Qui il Milan ha preso tempo per procedere prima alla cessione di un tris di attaccanti in soprannumero (Kalinic, Bacca e Andrè Silva), mentre invece la Juve ha chiesto che si proceda in contemporanea con la firma di entrambe le operazioni secondo lo schema «io risolvo un problema a te e tu risolvi un problema a me».
Higuain, per l'età oltre che per il costo del cartellino e dello stipendio, non rappresenta l'ideale di Elliott che vorrebbe invece puntare su Morata, già trattato da Fassone e Mirabelli prima che scattasse il repulisti del fondo americano.
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