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Milano, 3° trionfo in Supercoppa Torino si arrende

Oscar Eleni

Milano si prende la terza supercoppa consecutiva del basket, lo fa alla maniera dei ricchi deliziando la platea del nuovo palazzo di Brescia, prima assaggia, poi, quando capisce cosa ha in tasca Torino alza il ponte levatoio, si affida al chirurgo Micov, MVP per 17 punti fatti nel momento giusto, e mette l'ottavo trofeo nella bacheca di re Giorgio battendo 82-71 il maestro Brown e i suoi giovani apprendisti.

Come contro Brescia in semifinale è stato ancora il terzo quarto a far capire quanto distante è lo squadrone di Pianigiani, alla 7ª supercoppa in carriera, dal mondo che alimenta il nostro povero campionato. Contro la squadra di Diana è stato un 17-0, ieri la grandine è arrivata con l'11-0 che ha tolto tutti i dubbi nati dopo il 20-21 del primo quarto contro la Fiat verde ed elettrica che pungeva anche regalando troppi tiri liberi, centrati all'inizio sotto il 30%. Se concedi solo 10 punti ai tuoi nemici dormi tranquillo e questa era la faccia dei campioni d'Italia che i loro artigli, si spera, li utilizzeranno tutti in Eurolega.

La seratona di Gudaitis, il pivottone lituano che in assenza di Tarzewski, fuori per scelta tecnica e di regolamento, e la latitanza di Burns, un leone a cui sembra abbiano tagliato le unghie, decide quasi tutto. Per il centro di Klaipeda 17 punti e 10 rimbalzi rendendo vani i salti di Mc Adoo, l'energia di una difesa che era coperta corta. Per il maestro Brown la conoscenza di una squadra che in Italia può permettersi anche cali di tensione, qualche pigrizia difensiva come l'anno scorso, ma anche il parziale di 12-0 che aveva riavvicinato nell'ultimo quarto un brigantino alla corazzata arrivata al +19 è stata una grande illusione: questa Armani sembra poter fare quello che vuole, mentre le sue avversarie fanno quello che possono.

Brava Torino a resistere, pur peccando tanto soprattutto adesso che è ancora un cantiere incompleto (16 palle perse), brava a credere nel verbo di un grande maestro, ma a Milano è bastata la seconda marcia un James così così - 10 punti con 0 su 5 da 3 -, un Nedovic elegante, 14 punti, ma pure lui senza tiro da lontano, 3 su 8 nella solita vendemmia imposta dal gioco di Pianigiani (11 su 34 da 3) per sistemare la pratica.

È evidente che questa Armani è molto più forte dell'anno scorso, anche per merito di Brooks, l'uomo che lega tutto e alza il livello del gioco più che della difesa.

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