Milano fa festa a Balotelli e l'Italia vuol fare la festa

Stasera a San Siro Italia-Danimarca. SuperMario accolto da un grande entusiasmo: prima volta da azzurro. Prandelli: "Questa attenzione è un premio per noi. Ora bisogna vincere"

Milano fa festa a Balotelli e l'Italia vuol fare la festa

Un'accoglienza così non se l'aspettava nessuno. Forse neanche lui, il diretto interessato, che pure deve avere una notevole considerazione di se stesso visto che ha pronosticato per la propria carriera il successo nella classifica del Pallone d'oro. A sorpresa, Mario Balotelli, all'arrivo da Firenze dove la Nazionale si è imbarcata sul treno nell'assoluta indifferenza, è stato atteso, festeggiato, fotografato, inseguito e circondato presso la stazione centrale di Milano come se fosse Cristiano Ronaldo oppure Ibrahimovic, da un piccolo esercito di tifosi. Le solite dispute sulle dimensioni del fenomeno (mille, forse anche duemila fans secondo taluni cronisti fantasiosi) ma resta la sostanza dell'accoglienza, a Milano.

Nella sua Milano verrebbe da aggiungere visto che Mario Balotelli calcisticamente è nato e cresciuto a San Siro, lo stadio dove stasera può esibirsi, finalmente, con la maglia azzurra, dopo averla sognata da bambino. L'ultima esibizione è ferma a due anni e mezzo prima, contro il Chievo, 4 a 3 il risultato, maggio 2010 la data, suo il sigillo numero quattro. Da allora sono accadute molte cose: la sua partenza per Manchester, tante serate chiacchierate, il suo europeo, finalmente convincente, promettente. «Si è allenato bene, anzi non me lo aspettavo così bene dopo la bronchite, Mario deve pensare solo al compito tecnico e tattico che gli sarà assegnato» il resoconto di Prandelli che ha scelto per l'occasione di cancellare l'annuncio solenne delle sue scelte e di rendere meno scontata la vigilia nell'albergo della Danimarca dove i pensieri fissi sono sempre i soliti, uno per Balotelli e l'altro per Pirlo, i due grandi rivali da cui guardarsi. «L'entusiasmo suscitato a Milano vuol dire che siamo credibili, è un giusto premio al lavoro svolto» la chiosa di Prandelli, riuscito nell'occasione a dimenticare persino la guerra santa contro la critiche feroci seguite al successo di Yerevan («dico solo che vedere la partita in tv e seguirla sul campo non è mai la stessa cosa» la stoccata riservata ai sapientoni di casa nostra).

L'accoglienza alla stazione centrale di Milano forse non riuscirà a fare rima con la prevendita fiacca lamentata dai botteghini della federcalcio ma solo con i lamenti, giustificati, di Giancarlo Abete, presidente della federcalcio che ha denunciato lo stato allarmante degli stadi. «Pensate: in 10 delle 20 regioni italiane non possiamo far disputare le partite della Nazionale perché non ci sono strutture adeguate. Possiamo farlo in 12 città solo e in serie B, soltanto a Modena» il dato inquietante.
Per dimenticare tutto ciò, è meglio concentrarsi sulla prima di Balotelli azzurro a San Siro e sulla sera milanese in cui l'Italia di Prandelli può chiudere il 2012 da leader del girone di qualificazione mondiale. «Mi interessano solo i tre punti, voglio trascorrere un bel Natale» è la spiegazione fornita dal ct che può rinfrescare il quartetto difensivo ma non certo l'altro quadrilatero, quello di centrocampo, dove Pirlo ha l'ordine esplicito «di non andare in giro per il campo» anche se i danesi dovessero montargli una gabbia intorno. «Comunque Andrea dev'essere il nostro punto di riferimento» la chiave di lettura del Ct che significa: provino pure a marcarlo, riusciremo a liberare De Rossi (Ancelotti è pronto ad accoglierlo a gennaio a Parigi) oppure Marchisio, proprio come avvenne contro Malta a Modena.

Per una sera, allora, l'Italia è alla ricerca del risultato al cospetto di un rivale, la Danimarca, accreditata di «grande organizzazione» e di «buon ritmo». E a dispetto del gioco. La consegna significa impegnare anche gli attaccanti, Osvaldo e Balotelli appunto, in un intelligente lavoro tattico. El Shaarawy, colpito da una tacchettata di Osvaldo alla gamba sinistra, deve rassegnarsi alla panchina.

I cambi rispetto all'Armenia sono in tutto quattro e riguardano i guardiani difensivi (Abate, Chiellini e Balzaretti) più Balotelli. Che riprende il proprio posto da centravanti dopo la bronchite. Dopo un'accoglienza così una serata con gol e dedica non sarebbe male.

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