Curtis Jerrells accarezza la mano di velluto che il suo rivale Matt Jenning vorrebbe tagliarsi. La storia di questa finale scudetto che stasera vedrà di fronte per la sfida decisiva Emporio Armani e Mens Sana Siena, ore 20.30, Forum di Assago super esaurito come sempre in queste finali, diretta Raisport, gira intorno a quella che nel medioevo si chiamava prova della verità. Faccia d'angelo ha sbagliato con 14 secondi da giocare, l'uomo di Austin, non ha cercato il caldissimo Gentile, dominatore di gara sei, nè il Langford turbato dal voltafaccia dei turchi che ora non gli garantiscono più un nuovo passaporto, si è messo in proprio e appena ha sentito l'elettricità giusta ha sparato il colpo per il 72-70 che ha riportato la pace in casa Armani.
Questa sera sapremo se la maledizione è finita per Milano senza scudetto da 18 anni. Fosse andata in maniera diversa quella danza dei secondi oggi ci troveremmo con due tipi di macerie da cui estrarre i corpi provati da una serie dove si è giocato ogni 48 ore.
Siena avrebbe brindato all'ottavo scudetto consecutivo da esporre sotto il castello bruciato dalla bancarotta.
Milano, invece, si sarebbe trovata, ancora una volta a fare i conti con la sua golosità arrogante.
È andata bene a Milano che ora ha davvero la forza dalla sua parte. Si è ritrovata dietro ad un allenatore che per far crescere una squadra si è quasi sentito circondato. Luca Banchi avrà l'ingrato compito di togliere lo scudetto dalle maglie della società che l'anno scorso portò al titolo, avrà il grande merito di aver superato ogni tipo di tempesta e delusione per dare il primo scudetto a Giorgio Armani che lo considererà un bel regalo per i suoi prossimi ottant'anni.
Avevamo confessato di non capire più niente in questa battaglia dove gli unici giganti sembravano quelli di MIlano. Sembrava una cavalcata logica sulla fatica, sullo scoramento dei rivali che non avevano più una casa da difendere perché ci era entrato il curatore fallimentare, anche se Marco Crespi lo aveva spinto via con rabbia. Invece Siena, giocando meglio, sfruttando tutto quello che aveva, era riuscita a girare la serie. Certo Banchi è l'uomo del settimo sigillo. L'anno scorso gli servì per eliminare alla settima, in trasferta, prima Milano e poi Varese, andando a prendersi il titolo contro Roma. Ora si gioca in casa la partita che dovrebbe purificare tutto, cadute improvvise, risalite ardite e altri ruzzoloni.
La cosa strana è anche nella partita della verità, quella dove l'allenatore maremmano ha ritrovato la giusta sintonia con il giovane capitan Fracassa, l'Alessandro Gentile che sembrava depresso, nervoso, infelice, Milano l'ha vinta soltanto all'ultimo assalto dilapidando il vantaggio di 11 punti accumulato alla fine del terzo quarto. Fra i tanti misteri della sfida, sentendo certe dichiarazioni di chi ha urlato al mondo «siamo uomini, siamo una vera squadra», ci si chiede cosa è accaduto in quel finale della rimonta senese guidata da Haynes ciucco di fatica. Il problema l'ha risolto la lunghezza del gruppo di Milano, un cioccolatino per Melli, uno per Wallace, mentre dall'altra parte gli unici cambi disponibili erano diventati fantasmi: 2' per l'inguardabile Ortner, 1' per velina Green, 9' per il ragazzo Cournooh.
Questo è l'unico dubbio che rimane prima che si inizi la finale con il titolo per chi, come l'Emporio, sembrava averlo già vinto a Natale con la conquista del primo posto in classifica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.