Comunque vada sarà una incompiuta. Milano non sa più dove girarsi per vedere il famoso bicchiere mezzo pieno che tanto piace ad Antonio Conte. Milano città calcisticamente imprevedibile, Milano "senza difesa" continua a negarsi quella che, in altri tempi, era la sua mission: vincere qualcosa. Qui sono più montagne russe che pianura.
Il Milan ha respinto con solenne indecenza l'occhiolino del destino, dopo le prime due partite post Covid. Diceva: non sei peggio di quanto dica la classifica. Invece sono bastate le usuali divagazioni difensive e la torta di panna montata si è sciolta. Leggere alla voce gol per sintetizzare una stagione da soliti ignoti: 37 subiti contro i 36 segnati. Pioli ha fatto suo l'ultimo refrain di speranza: «Non siamo da 7° posto, ma si poteva fare di più». Ed ora il calendario (Lazio a Roma, Juve a San Siro, eppoi a Napoli) fa pollice verso. La Lazio, per esempio, ha mai perso in casa. Aggrappati i milanisti al totem di Ibra, come gli interisti a quello di Lukaku. Ma Lukaku ha intorno una squadra da quartieri alti, Ibra una squadra da rimontare pezzo per pezzo: non può esaltare il riscatto di Saelemakers che pur non è male. Il Milan pensa al futuro, dimenticandosi del presente, eppure Pioli ha avuto il merito di lasciar intravvedere potenzialità del gruppo. Poi certo servono anche i campioni: quelli fanno la differenza.
E qui andiamo all'Inter che in estate ha speso, in gennaio pure, ha solidificato centrocampo e attacco, ha strapagato l'allenatore ma, in fondo, sta inseguendo gli alti e bassi del passato. Fidarsi o non fidarsi? Questo il problema. Il Milan lo ha già risolto, l'Inter lotta per non dar ragione alla classifica. Gli squilli di ottimistiche fanfare, dopo la passeggiata contro il Brescia, non possono nascondere il cigolante rumoreggiare della difesa in altre partite. Soprattutto nei match decisivi, coppa Italia compresa. Dalla retroguardia sono arrivati i migliori umori della stagione, dalla difesa i peggiori disamori. La squadra ha saputo raccogliere in attacco (62 gol), dove Sanchez sta mostrando la sua bontà, non altrettanto vigoroso è stato l'argine difensivo (29 subiti). Poi c'è stata la campagna d'Europa e ci risiamo con i problemi del tecnico nel calcio internazionale. Resta la chance in Europa league: autentico jolly. Eppure Conte continuerà a far risuonare il leit motiv: «Si guarda sempre al bicchiere mezzo vuoto per creare problemi». Vederlo mezzo pieno significa non aver presente che l'Inter, come Milan e Juve, è nata per vincere. Glielo ha ricordato una stoccata di Icardi: «Ho scelto il Psg, un passo avanti nella carriera perché voglio vincere ad alto livello». L'allenatore ha fiutato l'aria. Ed allora ha deciso di mettersi faccia al vento. «Attaccate me, non giocatori e club». Direbbe Pioli: «Poteva dare di più».
L'Inter è un po' gracile sulle fasce, poi aveva tutto per uno spalla a spalla da scudetto.
Suning chiede successi ed ha già messo mano al portafoglio: Hakimi ufficialmente ingaggiato, Tonali in arrivo, il tecnico vuole ancora Vidal, forse Lautaro resta. Davvero tutto come prima, più di prima? Entusiasmi estivi, delusioni primaverili: ovvero vecchia Inter. Conte aveva promesso una storia diversa.
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