Oscar Eleni
Nella casa delle foglie blu, il colore preferito di re Giorgio, i campioni d'Italia dell'Emporio Armani ieri si sono abbracciati per l'ultima volta. Hanno vinto il 27° scudetto per l'Olimpia prendendo per fame il castello che Reggio Emilia aveva difeso così bene per tutto l'anno, vincendo la sesta sfida in un campionato che potevano conquistare prima se al tallone d'acciaio della difesa avessero abbinato una mentalità da colossi, invece di farsi incatenare dal nervosismo, tipico dei giganti col cervello d'argilla.
Per fortuna loro in sala macchine c'era Jasmin Repesa, nato nel 1961 ai confini con la Croazia, uno che ne ha viste tante nella bella carriera, 6 titoli fra Cibona e Cedevita, 2 in Turchia col Tofas Bursa, secondo scudetto in Italia dopo quello con la Fortitudo portato via proprio a Milano nel 2005, quando Armani decise che non poteva più essere soltanto lo sponsor, ma aveva in testa il progetto per costruire la corazzata italiana di oggi, quella che porta 10 mila persone di media al Forum di Assago, quella che lo ha fatto soffrire per il 26° titolo alla 7^ partita due anni fa contro Siena ormai in fallimento, lo squadrone da cambiare troppo spesso e che anche adesso, con lo scudetto riconquistato teme di perdere il suo capitano Alessandro Gentile allettato dalle offerte del Barcellona, che gli offrirebbe più del milione di euro dello stipendio di oggi, ma deciso anche a tentare il grande salto se Houston, dove ci sarà Mike D'Antoni come allenatore, decidesse di offrirgli la carta dell'NBA.
Repesa pronto a prendersi ogni colpa quando le cose sono andate male, in Europa, ad esempio, nella semifinale contro Venezia compromessa nell'esilio di Desio, ma abile abbastanza per trovare le chiavi che hanno portato anche a questa vittoria finale, nella notte criptata di Reggio Emilia.
Se Gentile se ne andrà davvero, avendo deciso ormai che è l'Europa il vero territorio di caccia per chi rappresenta Armani, serviranno ritocchi alla squadra di oggi e in arrivo ci sono Pascolo, da Trento dove era diventato il mago per ogni ruolo, e il ventitreenne Awudu Abass svezzato a Cantù dove era diventato anche capitano. Serviranno uomini solidi al centro, il punto debole anche in questa stagione, ma ora serve confermare gli uomini chiave di questo scudetto. Certo lo è stato Gentile che in stagione ha pagato più di altri gli infortuni, ma per tutti quello da otto in pagella è stato il professor Kruno Simon, mentre la lingua di fuoco si chiama Rakim Sanders, che l'anno scorso con Sassari tagliò la testa di Luca Banchi vincendo lo scudetto come MVP, premio che ha preso anche quest'anno, prima in coppa Italia, riportata a Milano dopo vent'anni e poi nelle finali scudetto dove, gente più sensibile di quella che oggi guida, si fa per dire, il basket avrebbe premiato il trentanovenne Rimantas Kaukenas simbolo della squadra che per la seconda volta ha fallito la finale, ma è stata la vera bellezza del piccolo basket italiano.
Sette il voto medio per l'Emporio, come quello per Repesa perché nella ricerca anche lui si è confuso spesso. Sopra la sufficienza Kalnietis e Batista, bravo, ma per metà stagione soltanto McLean, utile nei momenti difficili Macvan, uno che potrebbe anche andarsene come Lafayette, mentre resterà di sicuro il Cerella che potrebbe anche interessare alla nazionale: è nella lista dei 24 presentata alla FIBA per il preolimpico, ma questo lo sapremo il 20 quando a Bologna si raduneranno i convocati, una truppa davvero allegra visto che brinderanno insieme a Gentile e Cinciarini, primi in Italia, i vincitori del campionato tedesco, Melli oro nel Bamberg di Trinchieri, che Milano non doveva perdere, Datome campione ed mvp col Fenerbahce in Turchia, Hackett vincitore in Grecia con l'Olimpyakos Atene.
Milano nata per vincere lo ha fatto auto flagellandosi, adesso deve soltanto meditare sulla nuova squadra pensando che in Italia non
avrà comunque troppe rivali, puntando tutto sull'Eurolega, quella scomunicata dalla FIBA, che resta il più affascinante dei tornei nel vecchio Continente, la terra promessa dove Giorgio Armani merita di avere la sua squadra.
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