Minacce da Bari. E Masiello resta a casa

Gioca nel Sudtirol, ma i pugliesi non gli perdonano il calcioscommesse

Minacce da Bari. E Masiello resta a casa

Mai tornare sul luogo del delitto. La lunghissima casistica della letteratura criminale dovrebbe sconsigliare chiunque a ripresentarsi nei posti dove si è commesso qualcosa di irregolare, ma Andrea Masiello pensava che forse, dopo più di dieci anni dal fatto contestato e dopo aver sanato tutti i debiti con la giustizia sportiva e quella ordinaria, avrebbe potuto permettersi di comportarsi da libero cittadino. E invece per il difensore del Sudtirol, la sorprendente matricola della serie B, c'è una città che resta off limits proprio per vicende trasversali legate al calcio che hanno segnato irrimediabilmente la carriera e anche la vita di questo calciatore. Masiello infatti se ne starà alla larga da Bari e dal San Nicola proprio nella domenica in cui la sua squadra andrà per la prima volta a giocare in campionato nel capoluogo pugliese. Perché a Bari e dintorni se la sono legata al dito e non hanno mai perdonato al difensore toscano di essere stato uno dei protagonisti degli episodi di calcioscommesse che coinvolsero i galletti nella stagione 2010-11, terminata oltre tutto con la retrocessione in serie B della squadra allora allenata prima da Giampiero Ventura e poi da Bortolo Mutti. E così le reiterate minacce apparse sui social hanno convinto i bolzanini, anche dietro «suggerimento» delle autorità, che forse era meglio evitare incidenti, esentando dalla trasferta di sabato il reprobo Masiello.

Una sconfitta per il calcio, certo, ma anche una vittoria del buon senso visto che la presenza del difensore non avrebbe fatto altro che far salire la tensione. Certo, è amaro pensare che chi ha sbagliato ma ha regolato tutti i suoi conti con la giustizia, debba pagare eternamente un debito con la tifoseria. Ma agli occhi dei tifosi baresi Masiello resterà sempre l'uomo dell'autogol più sporco della loro storia, non tanto perché frutto di accordi illeciti, ma soprattutto perché infilato in un modo goffissimo a vantaggio degli odiati rivali del Lecce, che non solo vinsero la partita ma si salvarono addirittura dalla retrocessione.

Ma la storia del calcio è anche questa, legata ai riti e alle paranoie del tifo che è assolutamente cieco e davanti a certe colpe non prevede attenuanti. Senza dimenticare che quell'episodio determinò in sede penale persino risarcimenti di 400 euro ai tifosi che avevano fatto causa, perché, per la prima volta in giurisprudenza, venne riconosciuto il danno da «passione sportiva rovinata».

Masiello pagò con un anno e 10 mesi di reclusione, 2 anni e 2 mesi di squalifica e, di fatto, con l'esilio perpetuo da Bari. E così un giocatore che poi si è rifatto una vita calcistica, arrivando addirittura in Champions league con l'Atalanta, dovrà sottostare all'eterno daspo imposto dal tribunale del tifo.

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