dal nostro inviato a Torino
Missione fallita. Ma era quasi impossibile. Bayern più forte: l'aveva detto la partita di Monaco. Lo ha ripetuto la notte di Torino. I gol di Mandzukic e Pizarro hanno chiuso i conti come in Germania. Ma la partita ha detto molto di più. La Juve esce con l'onore delle armi e con un verdetto che parla chiaro: il Bayern, per lei, è ancora un grattacielo. E questa Europa le sta un po' larga. Dice la storia juventina che non è mai stato facile recuperare due gol in coppa dei Campioni. Stavolta non sarebbe bastata neppure un'impresa, tanto è apparsa evidente, forse crudele, anzi risolutiva la differenza fra le due squadre. Giocarsi la vittoria della Juve nel ritorno era già un colpo di ottimismo. Puntare sul passaggio del turno presumeva l'idea che il Bayern andasse in barca. I tedeschi non saranno grandi marinai, ma sono gente solida. Questo Bayern calcisticamente gioca il calco del Barcellona alla tedesca. Buon per Guardiola che avrà poco da insegnare. La Juve ci lascia l'immagine del suo orgoglio e delle sue voglie. Serve un altro salto di qualità. Soprattutto nel gioco d'attacco: eterno tallone debole di Conte e della sua squadra.
Fantastica atmosfera dello Juventus stadium, un po' meno fantastica la squadra. Non tanto nel coraggio e nel cuore, quanto nel trovare soluzioni efficaci alla sua partita. La latitanza di punte da sbarco, insomma gente che facesse sentire peso e pericolosità, è stato il leit motiv del primo tempo. Vucinic un tiretto, due pallette e tanti saluti. Quagliarella eternamente annaspante (prima conclusione Doc dopo tre minuti della ripresa). L'unico tiro che potesse metter brividi a Neuer arrivato, dopo ben 22 minuti del primo tempo, da una punizione di Pirlo: respinta dai pugni del portiere. Il Bayern ha dimostrato di essere squadra più rotonda, per non dire più forte, nel modo di gestire il gioco, di coprire il campo in tutta la sua larghezza affidandosi agli spunti di Ribery e Robben, assetto difensivo molto attento, benché dopo 35 minuti Van Buyten abbia lasciato la compagnia per un colpo alla testa.
Niente di nuovo rispetto a quanto visto a Monaco, ma forse c'era l'idea che la Juve, pagata inesperienza e qualche errore, avrebbe trovato un miglior assetto alla sua sfida casalinga: in effetti la squadra è entrata subito in campo con determinazione e decisione, ma poi tutto si è infranto sulle rocce difensive. L'assenza di Lichtsteiner e Vidal ha tolto un po' di forza fisica e prepotenza atletica che solo Pogba ha cercato di compensare, risultando il giocatore più credibile del centrocampo ma pure l'attaccante più vero: capace di infilarsi nelle linee avversarie con discreto tempismo e pericolosità.
Non abbastanza per spaventare il Bayern che, invece, appena rullava nel gioco d'attacco rischiava di mettere scompiglio: ottimo Padoin in due chiusure difensive, Chiellini con il vizio delle sceneggiate e l'attacco tedesco appostato come un gufo, tanto da costringere Buffon a tener quattro occhi aperti e ad esibirsi in una preoccupante deviazione, quando Alaba ha trovato spazio per il tiro.
Il Bayern ha concluso poco nel numero dei tiri, ma ha concesso la sgradevole sensazione di aver pronto lo sparo ad ogni affacciarsi in area bianconera. Facile per Robben sbarazzarsi di un ammosciante Asamoah. Non così la Juve, sostenuta da un pubblico motivato e appassionato ma, a lungo andare, capace di riconoscere le qualità di un calcio diverso. Anche la lentezza di Pirlo è stato un leit motiv della difficoltà nel trovare forza in attacco. Non a caso l'architetto ha provato a farsi riconoscere soprattutto con le punizioni.
E se la Juve, anche nella ripresa, ha punzecchiato cercando lo sparo di Quagliarella, dopo undici minuti il Bayern ha dato il segnale che era ora di chiudere i conti. Robben ha calibrato il magico sinistro ma la sua palla è finita sul palo.
Brivido e scampanellio sinistro che poco più tardi si è tradotto in gol quando Buffon si è trovato davanti tutto l'attacco del Bayern: respinta la palla sulla spaccata di Javi Martinez, impossibile ostacolare il colpo di testa di Mandzukic. Poi ci proveranno anche Muller e Robben. Alla fine ci pensa Pizarro. Le stelle hanno voluto infierire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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