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Mister Europa fa volare la Signora

Due reti di Morata piegano la Dinamo Kiev. Pirlo comincia bene in Champions

Mister Europa fa volare la Signora

Non c'è Cristiano Ronaldo, ci pensa Alvaro Morata. Una doppietta per mettere subito a posto le cose in Champions dopo che in campionato si sono sollevati i primi dubbi. E per riannodare il filo che lega l'attaccante spagnolo e la Signora quando si presentano in Europa. Uomo di coppa come pochi in bianconero, Morata. E soprattutto un giocatore che sta dimostrando di non essere solo contropiedista come era considerato al suo ritorno, ma anche attaccante di razza e soprattutto maturo: il primo gol di rapina, il secondo magistrale di testa con anticipo sul difensore. Doveva arrivare Suarez scartato per il controverso caso passaporto, poi è stato il turno di Dzeko, Morata era considerato l'ultima scelta. Che coraggio. Tre gol in due partite, quattro se il Var di Crotone non l'avesse colto in fuorigioco per un millimetro. Cristiano Ronaldo può guarire con calma dal Covid.

Anche perché Andrea Pirlo pensa a una Juventus più logica di quella vista finora per il debutto in Champions League, due mesi dopo la notte d'agosto con il Lione che costò qualificazione e la panchina a Sarri, con investitura a sorpresa del tecnico preso per l'Under 23. Via la lavagna degli esperimenti, e la conseguenza è una squadra ordinata che non sbanda come a Crotone, fa possesso palla e crea tre nitide occasioni gol nel primo tempo: ai debuttanti nell'Europa che conta Chiesa e Kulusevski dice di no il portiere, mentre Chiellini mette a lato di testa prima di uscire per un problema muscolare. Pirlo va sul sicuro con Danilo a sinistra (adattato con non poche difficoltà tecniche) e Cuadrado a destra, davanti Ramsey al fianco di Morata.

Basta questo per tenere a bada una Dinamo Kiev, più sorniona di Mircea Lucescu: il tecnico rumeno diventa a 75 anni, 2 mesi e 21 giorni il più anziano allenatore di sempre in Champions League. Lo fa al cospetto di quel Pirlo, di quarantuno anni più giovane, che non solo lanciò ai tempi del Brescia, ma lo ritrovò anche nella sua avventura all'Inter. Era in panchina nella disfatta di Genova contro la Sampdoria, che costò la panchina nerazzurra a Lucescu.

E in panchina ci va ancora Dybala dopo il malumore per la trasferta di Crotone da spettatore. Pirlo non cambia idea dopo la chiacchierata con la Joya. L'argentino quando entrerà nella ripresa dimostrerà ampiamente di essere ancora in ritardo, dopo l'infortunio muscolare nel finale della scorsa stagione e la gastroenterite che la messo ko in nazionale. Al cospetto di Lucescu e del pubblico ritrovato davvero (ventunomila spettatori), la Juventus di Pirlo non ruba l'occhio se non con due-tre azioni interessanti compresa quella del gol a inizio ripresa. Spunto di Chiesa, appoggio di Ramsey e tiro di Kulusevski: sulla ribattuta implacabile Morata. Non serve molto altro, neanche metterci intensità di fronte all'andamento lento della Dinamo Kiev, senza neppure la sfrontatezza che ci si aspetta da una squadra giovane. Anche perché Lucescu l'ha studiata proprio così, rimanere in gara per poi provarci nel finale.

Ma è la Juventus a piazzare il colpo del ko a cinque minuti dal novantesimo: cross di Cuadrado, testata di Morata. Lo spagnolo aveva lasciato la Juventus in Europa a Monaco di Baviera, quando Allegri lo tolse a un passo dall'impresa per poi arrendersi nei supplementari. Con lo spagnolo si è vista una delle Juventus migliori in Europa negli ultimi dieci anni, quella che portò alla finale di Berlino.

La storia riprende da Kiev.

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