Tra misteri cinesi e americani Inter-Milan derby di Pechino?

Dopo i nerazzurri anche i rossoneri aprono ai ricchi partner orientali Ma a gennaio la Serie A può perdere altri pezzi, da Immobile a Destro

Tra misteri cinesi e americani Inter-Milan derby di Pechino?

«Io ci metto la faccia - ha dichiarato il presidente della Lazio Claudio Lotito -, nella Roma invece non si capisce chi sia l'interlocutore. C'è un referente americano... Mai visto». Ma adesso le cose stanno cambiando, finalmente siamo all'inizio di una nuova era: il debito pubblico italiano migliora e tornano gli investitori stranieri, ce lo ha assicurato il Direttore generale del debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata: «Il clima è molto migliorato, il debito pubblico italiano in mano estera si sta riducendo, a metà giugno 2011 eravamo al 51 per cento, oggi siamo al 35». Arrivano i soldi degli altri. A Venezia gestiranno il Casinò, i cinesi invece sono affascinati dal ponte di Messina, il Fondo Sovrano, le grandi banche e i più importanti operatori industriali sono eccitati. Il Ponte sullo Stretto, la costruzione tecnologicamente più complessa e politicamente controversa della Storia moderna, la leggenda millenaria, e i cinesi sognano di sguazzarci. Ma lo stadio no, un modesto impianto ludico da 50mila anime non tira, ne sa qualcosa Massimo Moratti che a maggio aveva aperto un varco nella muraglia e a metà novembre, dopo annunci e foto, si ritrova a rivedere il progetto e anche l'ingresso nel Cda di uomini di fiducia della Crcc, il colosso pechinese delle costruzioni.

Sembrava tutto fatto, sono stati firmati anche i contratti ed effettuate due diligence per analizzare valore e condizioni dell'Inter prima di investire, quindi i cinesi erano a conoscenza di tutto, compreso il passivo del club. Il dg Marco Fassone, è tornato a Pechino, ufficialmente è in una botte di ferro, ma i cinesi altrettanto ufficialmente non hanno mai confermato, anzi hanno sollecitamente smentito tutto fin dall'estate. La loro legge proibisce alle aziende statali come la Crcc di investire all'estero con soggetti privati, e mancherebbero fondamentali autorizzazioni che arrivano dritte dal partito in questi giorni alle prese con le elezioni del nuovo segretario. Ma non è detta l'ultima parola. Forse restiamo mondi lontani, eppure Unicredit sta cercando di vendere la metà del suo pacchetto azionario dell'As Roma a investitori asiatici.

Invece il Milan di questi giorni la sta prendendo alla larghissima e con i cinesini si parla solo di sponsorizzazioni, al massimo qualche contratto pubblicitario, ma niente quote societarie e ci sarebbe solo lo studio di eventuali strategie commerciali con il Guangzhou dietro l'arrivo in Italia dei vertici del club cinese di Marcello Lippi a dicembre. Piuttosto Galliani è volato in Spagna: ha chiesto Carvalho a Mourinho?
Ma anche quando il business è tutto nostro le cose non vanno meglio, la Juventus ne sa qualcosa dopo aver messo le mani su un terreno di 33mila metri quadrati al prezzo di 58 centesimi al metro su cui costruire la sua cittadella dello sport. La giunta Fassino si è accorta che non si tratta solo di campi da calcio ma anche case, alberghi, cinema e centri commerciali. Allora dietro front, Giunta spaccata, mentre dentro la famiglia John Elkann e Sergio Marchionne, che gestisce gelosamente la cassa, sono in completo disaccordo sugli investimenti per il club.
Il San Paolo di Napoli poi è uno dei pochi impianti senza un maxischermo, e accusa il Comune di non concedergli l'autorizzazione. Il Comune ribatte di averla concessa: sono loro che non vogliono perdere posti in vendita.

Con questi scenari è difficile fare mercato, anzi altri giovanotti potrebbero lasciarci, Samuele Longo, Ciro Immobile, Mattia Destro e Matteo Berardi ultimo desiderio di Alex Ferguson. Eppure una speranza c'è: Xi Jinping, il nuovo segretario del partito comunista cinese, a parte la parentesi in una caverna durante la Rivoluzione culturale, è segnalato come un grande amante del calcio.

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