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Il buco nel deserto

Modello tecnico scarso e bassi ascolti. La Saudi league è un flop. Henderson, paladino Lgbt, vuole andare via, Benzema è "fuggito". E gli altri big...

Il buco nel deserto
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Jordan Henderson sembra la versione umana di E.T. Come il celebre alieno creato da Rambaldi ripete la parola "casa" quasi fosse un mantra. L'ex bandiera del Liverpool, paladino dei diritti Lgbt, aveva sacrificato sull'altare dei petrodollari i buoni propositi, firmando in estate un contratto triennale da 30 milioni di euro a stagione per l'Al Ettifaq, squadra di una nazione, l'Arabia Saudita, la cui posizione draconiana sull'omosessualità costringe i gay all'esilio per sfuggire al carcere. Criticato ferocemente dal mondo Lgbt, oggi Henderson vive una situazione kafkiana, perché i sauditi non gli hanno "perdonato" la vicinanza a certe posizioni, fino ad arrivare alle minacce. Il 34enne centrocampista teme per la propria incolumità e non vede l'ora di tornare a giocare nella Premier, approfittando della finestra di mercato. Dall'Al Ettifaq è pronto a fare le valigie anche il tecnico Steven Gerrard, sull'orlo dell'esaurimento nervoso per non essersi adattato allo stile di vita locale.

La Saudi League inizia insomma a tremare dalle fondamenta, e forse avevano ragione i tedeschi a ribattezzarla "operetten-liga". Dopo 5 mesi di torneo il flop è sotto gli occhi di tutti. I dati sono impietosi, generati dal modesto livello tecnico del campionato che produce numeri da film horror. Il valore di mercato delle principali stelle ingaggiate dal principe Bin Salman è in flessione del 32%. Molti calciatori iniziano a non tollerare più lo stile di vita di Ryadh o Jeddah, ma soprattutto si stanno rendendo conto che essere leader nel calcio europeo vale molto più di ingaggi da fantascienza. Il caso più recente è quello di Benzema. L'ex Pallone d'Oro, che gioca nell'Al Ittihad allenato dall'argentino Gallardo, non si è presentato per la gara di campionato contro l'Al Taee ed è rientrato in Spagna. Con la Saudi League che si ferma per l'imminente inizio della Coppa d'Asia, è difficile capire se Benzema tornerà ad allenarsi nel club di Jeddah in attesa della ripresa delle ostilità il 7 febbraio. Sadio Mane e Firmino sono altri due top-player che stanno valutando la possibilità di abbandonare le terre sequestrate dal deserto. L'attaccante senegalese, con la scusa della Coppa d'Africa, potrebbe chiedere di essere ceduto in Premier, dove non mancano le pretendenti per Firmino, con il Newcastle (di proprietà araba) in pole position. Milinkovic-Savic è sempre più in orbita Liga (Girona o Barcellona), mentre Neymar, infortunato da lungo tempo e messo da regolamento fuori rosa, valuta di terminare la rieducazione per poi rimettersi in gioco a Marsiglia, altro club che sta per diventare saudita e che sogna Zidane in panchina. Un flop che non stupisce affatto è quello dei diritti televisivi. L'International Management Group di New York (Img), la più importante società al mondo di marketing sportivo, ingaggiata da Bin Salman per trovare accordi di trasmissione su scala globale, si è trovata di fronte a una lunga serie di rifiuti, e dove il torneo viene irradiato lo share oscilla tra lo 0,8 e l'1,4% di ascolti. Lo share schizza (si fa per dire) oltre il 2% solo quando gioca l'Al Nassr, ovviamente con Cristiano Ronaldo in campo.

Non sorride certo Mancini: se non dovesse conquistare la Coppa d'Asia potrebbe fare le valigie, diventando il 31° ct della nazionale saudita silurato negli ultimi 30 anni. Un dato che racconta molte cose sulla gestione estemporanea del calcio a quelle latitudini.

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