Domenica si corre il Gp d'Italia. Al momento il penultimo Gp d'Italia. Ma forse sarebbe meglio dire il Gp della Ferrari. Perché se non fosse per la Ferrari, mister Ecclestone avrebbe già chiuso la porta ai rinnovi discount. Anche perché l'uomo che tira le fila economiche del grande Circus non è che alla pista brianzola sia particolarmente affezionato. Anzi. Non lo ammetterà mai perché è un businessman e money viene prima di tutto, ma proprio a Monza, curva parabolica, lui che oggi ha 84 anni ma allora ne aveva molti meno, visse il momento umanamente peggiore della sua vita: la morte di Jochen Rindt, anno 1970, unico campione del mondo postumo. Ecclestone, il giovane Ecclestone, era il suo manager.
Inutile farsi illusioni. Non scenderà ancora nel prezzo e se si troverà un accordo per il rinnovo della corsa dopo il 2016 alle cifre che circolano in questi mesi (20 milioni, il doppio rispetto a quanto ha offerto l'Aci Milano) sarà solo perché è la gara di casa della Ferrari. Prezzo discount rispetto ad altri Paesi, prezzo uguale a quello praticato all'impianto di Zeltweg, Austria, ritornato dopo un decennio di oblìo. Se per Monza il gancio in mezzo al cielo può essere e sarà la Ferrari, per l'Austria era stato Dieter Mateschitz, al secolo il signor Red Bull. Come dire: meglio non entrare in rotta di collisione con un uomo e un team così importanti.
Stesso ragionamento dovrebbe dunque valere con Monza e la Ferrari. Anche perché Imola o il Mugello non sono una vera alternativa e l'alternanza con Monza di cui si era parlato non aiuterebbe nessuno a rientrare delle spese. Vedi la Germania che con Nurburgring e Hockenheim quest'anno ha perso la sua corsa. Il problema è che si fa un gran parlare di circuiti storici, del mito, di Spa, di nazioni che hanno dato tanto ai motori e però prendete la Francia che da 10 anni non ha più un Gp e, pace, non manca nemmeno ai francesi.
Intanto le nuove frontiere avanzano. Ieri all'Expo, presenti i vertici del nostro sport automobilistico, il governatore lombardo Roberto Maroni ha risposto con una battuta agli aut aut del manager britannico. «Bernie Ecclestone è inglese e visto che l'Inghilterra chiede la sospensione del trattato di Schengen, facciamo che lui può venire qui solo se firma il contratto, altrimenti non lo faremo entrare...». E più serio: «Questa è l'edizione 86, vogliamo come minimo arrivare alla 100, abbiamo raccolto 40mila firma e non 25mila come dice Ecclestone e domenica gliele darò... non esiste di fare alternanza con Imola o Mugello, deve essere 100% Monza. Altrimenti come Regione non siamo interessati» e «la Lombardia è pronta a mettere 70 milioni in 10 anni per potenziare il parco e l'autodromo ma solo a condizione che la gara resti qui». Tanto più che secondo la Camera di Commercio di Monza l'indotto generato in una settimana è di 25 milioni.
Per cui la palla passa di nuovo all'Aci Milano presieduta dall'ex F1 Ivan Capelli e alla società che gestisce l'autodromo, la Sias, e sarà un infuocato week end di incontri. Perché gli esempi recenti di Paesi come Bahrein, Singapore, Abu Dhabi e il ritorno del Messico quest'anno o il debutto il prossimo dell'Azerbaigian danno l'idea di quante nazioni siano alla porta.
Come il Qatar, o come l'Iran che pochi mesi fa, per bocca del vicepresidente e responsabile del ministero dei Beni Culturali Masoud Soltanifar, ha detto che l'impianto da realizzare a Qeshm Island diventerà «una delle piste più belle del mondo perché la F1 ha un grande futuro in Iran». Ecco, ci mancherebbe che l'Italia perdesse Monza e al suo posto si corresse a Teheran e dintorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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