Piazza pulita è una immagine che va di moda all'Inter: da anni e anni. Anche stavolta il tam tam si fa incessante. Poi ci si mettono i tifosi che si dicono orfani (una volta c'erano solo le vedove) di Mourinho. Così dimostrando di saper guardare solo al passato: un altro vezzo della gente nerazzurra. Di solito Moratti comincia a far piazza pulita dal tecnico, ma stavolta ce la sta mettendo tutta per innovare. Anche ieri lo ha rincuorato. Eppoi ci ha messo la faccia: «Non ho dubbi su Stramaccioni, non posso giudicare una persona che lavora con un terzo di squadra di quella che avrebbe dovuto avere». L'altra sera è stato paterno: «Non te la prendere, eravate contati». Il presidente sa bene di aver dato al pupillo un compito-limite senza metterlo nelle condizioni ideali. Conosce bene le correnti interne, la dimostrazione ultras contro l'ex juventino Fassone non lo ha sorpreso. «É una cosa che non mi ha impressionato. Ognuno è libero di dire ciò che pensa». Nemmeno un buffetto per quel lenzuolone sull tribune. Gli ha tolto il problema di decentrare un dirigente che avrà pestato i piedi a qualcuno e messo in conto di organizzargli la società con il duo Bigon-Mazzarri.
Ma è chiaro che a pagare saranno altri. Prima del tecnico. «C'è qualcosa da rivedere nella preparazione», ha nuovamente ammesso il patron. Ieri il 15° infortunato, si è rotto anche Guarin: lesione di primo grado al soleo della gamba destra, dice la diagnosi. Starà fermo dieci giorni. Cambiasso invece soffre per uno scollamento intermuscolare del comparto adduttorio della gamba sinistra: arrivederci. Al solito tutto poco chiaro, compresi i tempi di recupero. Sotto accusa preparatore atletico e medico (sempre in contrasto con i tecnici dell'ultimo decennio) oltre ai gestori del mercato. Ed anche giocatori: il clan argentino, i suggerimenti dei grandi vecchi, pensionamenti non più rimandabili sono le sabbie mobili in cui è finita la squadra. L'Inter sta affogando: quest'anno niente tituli e forse niente Europa nella prossima stagione. Oggi ne è fuori: non capita da 13 anni. Non ci sarebbe nulla di male, anzi meglio una Europa league in meno e un campionato giocato, gestito con una squadra più giovane, reattiva atleticamente, pronta a battersi solo per lo scudetto. E non parlate del peso dell'esperienza: sennò come si spiegano i crolli, quel dileguarsi dal campo quando gli avversari segnano e ti mettono in condizione di ricominciare daccapo o inseguire? L'Inter si è sempre sciolta sui primi gol altrui. Manca forza atletica ma anche forza interiore. Allora cosa contano gli anziani?
Moratti sta esaminando i problemi. E lascia per ultimo quello del tecnico. Prende tempo: «Il 30 giugno saprete la mia decisione sull'allenatore». Di solito una società decide il futuro in questi periodi: intreccia gli accordi per il mercato, si affida a un allenatore, costruisce il futuro. Finora l'Inter ha comperato cinque giocatori indicati da Stramax. Poi, certo, Moratti è imprevedibile. E quando conferma è un rischio per il tecnico. Soprattutto se qualcuno in famiglia gli dice: perchè non Zeman? E qualche altro fa la lista della spesa: Blanc o Mihajlovic. Meglio Spalletti o Donadoni che sono i preferiti. Mourinho è disposto a ripresentarsi fra un paio di anni.
Le incertezze su Stramax contemplano le colpe: non è riuscito a creare un gioco, la fase difensiva fa sempre acqua. Servono giocatori all'altezza e, magari, un vice tecnico che si dedichi solo ad insegnare la fase difensiva (Tassotti con Ancelotti, Mihajlovic con Mancini). Ma è vero che se Zanetti non fa le diagonali è dovuto all'età, non ad altro. Poi c'è la marea di infortuni.
«E in una squadra dove c'è un infortunio al minuto il morale non può essere alto. I risultati fanno pensare a una preparazione un po' così e a un po' di sfortuna», ha concluso Moratti. Poi ci vorrebbe gente che capisce calcio e all'Inter non abbonda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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