Aveva solo 51 anni e dal 2017 combatteva contro una rara forma di cancro. Una battaglia che Sabine Schmitz ha purtroppo perso, a differenza delle grandissime vittorie ottenute nella sua vita. Prima donna a vincere nel 1996 la 24h del Nurburgring e nel 1998 fu anche la prima a conquistare il titolo del VLN. In un mondo come quello dei motori prevalentemente maschile, era riuscita con la grande determinazione che la caratterizzava, a rompere schemi i pregiudizi e le opinioni sessiste diventando un punto di riferimento per gli appassionati del settore.
Per molti anni è stata autista per il “Ring Taxi” con la BMW M5, il “servizio taxi” più veloce del mondo, che permetteva di poter scendere da passeggeri nell’Inferno Verde della Nordschleife, provando il brivido di un giro in pista ad altissima velocità. Ma la grande campionessa tedesca divenne anche famosa per la partecipazione al programma televisivo britannico Top Gear, che l’ha fatta conoscere in tutto il mondo, oltre ad essere un’egregia commentatrice per il canale Discovery DMax. Una vita dedicata ai motori quella di Sabine nota anche come la “regina del Nurburgring”. Negli anni 2000 insieme al marito, Klaus Abelen aveva fondato la Frikadelli Racing diventata un culto per gli appassionati del Nordschleife, il più celebre dei circuiti del Nurburgring. Nella sua vita aveva percorso oltre 30.000 giri sul tracciato tedesco.
Dal 2017 aveva iniziato la sua battaglia contro il cancro. Una rara forma di tumore che l’ha perseguitata per anni, nonostante tra un periodo e l’altro di cure, non abbia mai smesso di scendere in pista. Nel 2019 dopo una ricaduta aveva rilasciato un’intervista: "Mi perseguita, non appena è andato via, è tornato. Ora sto cercando di trovare una soluzione. Ma è difficile- aveva amaramente commentato, per poi concludere con una battuta -Potrebbe essere l'erba dell'Eifel, vero?”. Purtroppo la situazione non era migliorata, e lo scorso anno si era dovuta ritirare dalle sue amate corse.
"Ora devo tirare fuori tutte le mie forze e fermarmi per avere la forza necessaria ad affrontare le prossime terapie. Nella speranza che qualcosa funzioni” aveva amaramente scritto sui social. Una speranza purtroppo disillusa.
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