Morto Albani, l'uomo che creò il Cannibale

Appena cambiava il numero di cellulare, per comprensibili ragioni di privacy, il primo al quale lo mandava era Giorgio Albani, il suo più grande direttore sportivo. Eddy Merckx, il Cannibale, il più forte corridore ciclista di tutti i tempi, non potrà più farlo, perché ieri sera, quando la notte era appena iniziata e il mattino era ancora lontano da venire, Giorgio Albani, 86 anni compiuti il 15 giugno scorso, ha chiuso gli occhi per sempre.

Se l'Italia e il mondo hanno conosciuto Eddy Merckx, gran parte del merito è di questo signore di altri tempi, buon corridore professionista ma soprattutto grandissimo tecnico e dirigente sportivo. Non per niente lo chiamavano "il professore", per la sua lucidità, il suo innato buonsenso e la sua profonda conoscenza dello sport. Come ciclista ha corso dal 1949 al 1959, ha indossato per un decennio la mitica maglia della Legnano e per ultima quella della Molteni, raccogliendo qualcosa come una trentina di vittorie in carriera. Tra le sue vittorie più belle - oltre al titolo italiano del '56 -, c'erano le sette vittorie di tappa ottenute al Giro, ma quella datata 17 maggio 1952 era il suo fiore all'occhiello: «una cosa da non crederci», per dirla con le sue parole. Primo sul traguardo di Bologna, davanti a Fiorenzo Magni e Fausto Coppi. Una vittoria che gli valse anche la maglia rosa.

Ma Giorgio Albani lega il proprio nome e la propria storia a doppio filo con Eddy Merckx. Fu un monzese d'adozione - Fiorenzo Magni - a informarlo in quell'estate del'71, che il belga sarebbe stato libero, perché la Faema dei Valente avrebbero chiuso. Ne parlò immediatamente con Pietro Molteni e col figlio Ambrogio e non appena ebbe da loro il via libera si precipitò a Bruxelles a casa di Eddy per strappargli il suo sì. Il campione belga non ne fece una questione di soldi: con se voleva 11 uomini di fiducia, da Bruyere a Swerts tutti gregari di lusso. Giorgio Albani lo accontentò. Nei 6 anni con la Molteni e con Albani sull'ammiraglia, Merckx vinse 3 Giri d'Italia consecutivi, 3 Tour, la Vuelta, 4 Milano-Sanremo, 3 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Giri di Lombardia, Roubaix, Fiandre, Gand-Wevelgem, Freccia Vallone, Parigi-Bruxelles, oltre a due Campionati del Mondo e al record dell'ora nel 1972, su bici specialissima progettata "dal mago di Cambiago", come amava chiamare lui Ernesto Colnago, grande protagonista di quel ciclismo e amico fraterno di entrambi.

Nel 1982 Albani passa ad essere la spalla ideale di Vincenzo Torriani, il mitico Patron

del Giro d'Italia. L'uomo di raccordo, il tutto fare, l'uomo invisibile che tutto sa e tutto dispone e può risolvere. «È stato indubbiamente il mio miglior direttore sportivo - dice Eddy Merckx -. Ho perso un grande amico».

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