Gattuso ct? Ecco perché ce la farà

È un motivatore che lotta. E proprio perché gli azzurri non sono fenomeni, dovrà tirare fuori il Gattuso nascosto in ciascuno

Gattuso ct? Ecco perché ce la farà
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L'arrivo di Rino Gattuso come ct della disastrata Nazionale di calcio è circondato da uno scetticismo molto diffuso che parte dal pubblico, passa attraverso alcuni media e sbarca addirittura tra i politici come il presidente del Senato Ignazio La Russa. Bene: è proprio questo il primo strepitoso vantaggio di mister Ringhio, le aspettative sul suo conto sono ridotte al minimo sindacale. Può solo stupire la platea. Dovesse riuscire nell'impresa - perché ha ereditato non certo una posizione comoda nel girone e nella rincorsa alla qualificazione mondiale - di portarci al mondiale del 2026 potrà gonfiare il petto di calabrese orgoglioso e sentirsi appagato. Il secondo punto a suo favore è quello calcistico: Rino, da allenatore, non ha la pretesa d'inventare schemi rivoluzionari, ha i tratti semplici e al tempo stesso irresistibili che lo hanno contraddistinto da calciatore quando scalò la montagna a mani nude diventando un pilastro del Milan di Ancelotti (due Champions) e dell'Italia di Lippi (mondiale 2006). Non ha avuto il dono del talento, la pagnotta se l'è guadagnata correndo, sudando, pressando come in quella famosa rincorsa apparentemente inutile verso Buffon durante la finale di Manchester (maggio 2003). Un ct, per definizione, non può fare l'allenatore, non ha il tempo a disposizione per incidere sul gioco.

Più che il selezionatore - non ci sono fuoriclasse in circolazione - deve motivare il gruppo, parlare al cuore dei suoi più che ai piedi, per tirare fuori energie insospettate che fecero appunto di un Gattuso qualsiasi, una pedina fondamentale del Milan dei Pirlo e dei Kakà o della Nazionale di Totti e Cannavaro. Dicono: Buffon e Bonucci gli daranno una mano. È probabile, a condizione però di non mortificarne lo spirito come accadde ai tempi del Milan con Leonardo e Maldini.

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