Le motivazioni Le 13 pagine della Corte di giustizia federale

Filippo Carobbio non merita l'etichetta di «bugiardo incallito» né «di soggetto di assoluta credibilità». Nelle 13 pagine di motivazioni del processo d'appello al calcioscommesse, i giudici hanno definito la posizione del pentito che ha accusato Antonio Conte: o Carobbio non è credibile, e quindi inventare il coinvolgimento dell'allenatore juventino non gli sarebbe servito a nulla, oppure è credibile in toto e quindi non ha senso pensare, come affermato dalla difesa, che la procura di Cremona non lo ritenga degno della qualifica di collaboratore.
La Corte di Giustizia Federale ha smontato l'evocato risentimento di Carobbio verso Conte, giudicando di poco conto il presunto diverbio tra le mogli dei due protagonisti. In accordo a quanto dichiarato dai legali di Conte nell'appello, la moglie di Carobbio si sarebbe lamentata perché l'assenza del marito, rimasto ad allenarsi nonostante l'imminente parto, l'avrebbe costretta a ricorrere a un'ostetrica come supporto morale, dovendola pagare 1.500 euro (poi chiesti alla moglie di Conte). Secondo i giudici, per la compagna di un calciatore professionista lautamente pagato, «è poco credibile lamentarsi per una spesa di 1.500 euro». Inoltre è prassi il ricorso a un'ostetrica al momento del parto. Senza un motivo di risentimento verso Conte, Carobbio quindi avrebbe dovuto essere un «mitomane» per inventarsi le accuse al suo ex allenatore, la conclusione dei giudici. Anche perché, continuano, mentire per «compiacere l'accusa» è fenomeno tipico di chi si trova in carcere, e non in stato di libertà, come nel caso di Carobbio.
Infine, i 10 mesi di squalifica. Nonostante l'esclusione di responsabilità per Novara-Siena, poiché «non emerge un quadro sufficientemente definito di riscontro in ordine alle dichiarazioni di Carobbio», la Corte ha giudicato il comportamento di Conte in Albinoleffe-Siena così grave da non dover diminuire la squalifica comminata in primo grado. Un comportamento «quantomeno omissivo», dicono le carte. Una formula che nasconde ciò che Piero Sandulli, componente della Corte Federale, aveva annunciato già mercoledì e cioè che Conte avrebbe potuto rischiare di più, leggasi illecito sportivo. I giudici non si spiegano in altro modo l'esclusione dalla rosa di Mastronunzio, fin lì spesso utilizzato, e contrario alla combine di Albinoleffe-Siena. Su Mastronunzio, Conte non ha convinto i giudici fornendo tre spiegazioni diverse sull'esclusione.
In merito alle dichiarazioni di Sandulli, ieri la Federcalcio ha segnalato l'avvocato romano alla Commissione di garanzia per aver violato la norma che preclude ai giudici la possibilità di esprimere commenti sui processi nei quali sono coinvolti. Un caos nel caos, nel quale Gianni Petrucci ha voluto dire la sua, a muso duro. «Così non si può andare avanti. Il calcio non può pensare di vivere senza regole o in spregio di quelle esistenti.

Nelle ultime settimane - ha proseguito il presidente del Coni - ho assistito ad esibizioni muscolari che hanno mostrato il lato peggiore di questo sport. Occorre rispettare i giudici, gli arbitri e quanti sono preposti al rispetto delle regole». Pur senza menzionarla, chiaro il riferimento alla Juventus e alle conferenze stampa delle ultime settimane.

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