Clamoroso a Londra: Ranieri licenzia Mourinho. Scherzi del destino e del football. Lo special one torna sulla terra, è un uomo normale, triste e solitario. Sette mesi fa vincitore del titolo d'Inghilterra e della coppa di lega, sette mesi dopo, a un punto dalla retrocessione, battuto, umiliato e staccato venti punti dal primo in classifica, Claudio Ranieri allenatore del piccolo Leicester. Cade la testa del tecnico più illustre d'Europa e del mondo, intelligente e vittorioso ma, infine, umano come dovrebbe essere chiunque. Roman Abramovich ha deciso così, ha sentito le voci di dentro, lo spogliatoio diviso, Diego Costa e John Terry a guidare la rivolta subacquea, ha fatto due conti, la penale di 40 milioni, prevista dal contratto, è stata ammorbidita dalla separazione consensuale e da un comunicato di licenziamento che è come una lettera di amore al marito che lascia la casa ma troverà, sempre, la porta aperta e la famiglia pronta a riceverlo. Ma è finita, dopo 3 campionati vinti, 1 coppa d'Inghilterra, 1 community shield, 3 coppe di lega che fanno di Mourinho l'allenatore più titolato nei centodieci anni di storia del Chelsea. Cade un mito e resta la leggenda. L'ultimo Mourinho aveva offerto un'immagine diversa, meno spocchiosa, meno mourignesca. Era la consapevolezza, la sua, di avere concluso l'avventura, di non poter essere più tale e quale anche se il popolo dei blues, i tifosi a lui sono ancora attaccati (e così quelli dell'Inter), quasi fosse una icona, una immaginetta sacra dinanzi alla quale qualunque peccato viene perdonato e cancellato. È questa la seconda separazione dal Chelsea. La prima avvenne con una procedura strana e ambigua, dopo un pareggio in coppa. Mourinho comunicò ai giocatori, con un messaggio telefonico, di essersi dimesso dall'incarico. Gia aveva in mano il contatto e il contratto con Massimo Moratti. Stavolta la storia è diversa. Esce da sconfitto, il suo film si interrompe con la pellicola strappata, gli ultimi fotogrammi sono stati anche simpatici e leggeri. In una intervista televisiva, alla domanda su quale fosse il suo desiderio natalizio ha risposto, sorridendo, come un bambino: «Vincere una partita!». Il desiderio non si può realizzare, gli hanno tolto il giocattolo dalle mani, il suo babbo natale gli porterà molto zucchero, nel senso di denari, ma anche carbone, dovrà osservare il luna park a meno che a qualcuno non passi per la testa di concedergli un nuovo giro sulla giostra. Gli va concesso l'onore delle armi, sarebbe facile lanciargli addosso pomodori e insulti. Il calcio ha bisogno di Mourinho e Mourinho ha certamente bisogno del calcio. Senza fazzoletti per asciugare le lacrime, senza rimpianti per un passato glorioso, triplete e tutto il resto. Anche la notte magica di Madrid portò al pianto e, un minuto dopo, se ne comprese il motivo.
La premier league perde un protagonista assoluto, forse mai nella storia del calcio moderno, un allenatore ha saputo interpretare il ruolo totale che il portoghese ha potuto recitare: allenatore, motivatore, psicologo, capo popolo, ufficio stampa, testimonial pubblicitario e sempre vincente e decisivo. Lo special one non è più special ma soltanto one. Ma soprattutto Josè Mourinho non è un pirla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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