Mourinho, tocca a Spalletti: «Parli meno e lavori di più»

nostro inviato ad Appiano Gentile

«Ho saputo che qualcuno si lamenta per l’assenza di Cambiasso. A me mancheranno Barreto, il cannoniere della squadra, e Meggiorini, il maggior investimento che abbiamo fatto sul mercato. Ma io non recrimino». Lo ha detto Giampiero Ventura. Josè non lo ha neppure preso in considerazione. Ha evitato di rispondere: ...Ventura, e chi è? Io conosco Simona Ventura...
No. Josè ha nuovamente deciso di giocare solo contro tutti ma tira solamente ai bersagli grossi, ai nemici: «Mi piace tanto il loro rumore - ha detto ieri nella sua conferenza stampa di inizio stagione -. Ho espresso un’opinione da uomo libero in una società libera...è bastato poco...è fantastico il rumore dei nemici, è una sfida che mi piace perché così è più difficile». Si riferiva alla diatriba con Lippi e al seguito. È molto avanti Josè: intanto ha capito che basta farsi vedere in giro per avere subito la conferma di dove sono rintanati i nemici e quindi riconoscerli. Seconda intuizione, anzi provocazione, è stata svelare che certe dichiarazioni gli servono per rendere più competitiva la sfida. Perché altrimenti sarebbe una noia: «Ferrara ha detto che temo la Juve? ...Sì...sì».
A Luciano Spalletti che si era permesso di inserirsi nel balletto fra lui e il ct, ha tirato una sciabolata memorabile: «È lui che ha mancato di rispetto quando dopo Inter-Roma disse certe cose. A lui dico di ricordare quella conferenza stampa e di lavorare bene con la sua squadra, anzi meglio perché con la rosa che ha a disposizione potrebbe vincere tutto». Spalletti, era il primo marzo, 26ª giornata, alla prima domanda che gli chiedeva cosa ne pensasse dell’arbitraggio, rispose: «Se ogni volta che vengo a San Siro mi chiedete la stessa cosa vuol dire che allora...». Seguì sfuriata di Josè alla vigilia di Sampdoria-Inter di coppa Italia, 3-0, la sconfitta più pesante della stagione.
Ieri ha lavorato ancora un po’ sul ct: «Non facciamo confusione, un conto è dare un pronostico, un’altra cosa è dare un’affermazione esplicita. Comunque se lui dice che non vuole più parlarne la questione è finita, su questo siamo perfettamente d’accordo».
In effetti sembrava fosse Cassano l’artefice della pace: Lippi e Mourinho sono d’accordo solo su di me, nessuno dei due mi vuole. Ieri invece Josè a sorpresa ha riaperto lo scenario: «Non è vero che Cassano non mi piace. Ma ci ha fatto un gol. Ci ha fatto gol e poi ha esultato. Allora come fa un giocatore così a pensare che può venire a giocare con noi?». C’è stato anche chi l’ha presa sul serio e gli ha chiesto spiegazioni: «Ma si capisce - ha risposto Josè -. Anche Acquafresca ci ha fatto gol, e infatti non è qui. Ma se Cassano va in nazionale e gioca trequartista lo seguirò con molta attenzione e a dicembre ne riparliamo».

Altra mazzata indiretta perché ha dato a Lippi un suggerimento che il ct accoglierà come la morte nera e questa più che un’apertura è sembrata una chiusura su Cassano. La partita di oggi ha portato via pochi minuti, Josè mette giù il rombo dietro a Eto’o e Milito, al Bari mancano Barreto e Meggiorini.

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