Solo per i «suiveur», gli esperti, gli avversari, gli amanti del ciclismo questa Roubaix era scontata. Cancellara era il logico favorito ed è logico che lui abbia vinto. Ma nella Roubaix di ieri di sorprendente ci sono le parole dello svizzero volante, Fabian Cancellara, che non nasconde la sua sofferenza, la sua gioia e la sua sorpresa.
«Alla fine ce l'ho fatta, anche se sentivo di non farcela - racconta sfinito e felice a caldo la locomotiva di Berna -. Ho ottenuto una vittoria incredibile, per come è nata e per come si è sviluppata la corsa. Sono arrivato a questa corsa con la schiena estremamente dolorante, le due cadute che ho rimediato in settimana si sono fatte sentire e per me non è stato semplice dissimulare il disagio e soprattutto pensare che avrei potuto vincere lo stesso. Erano tutti contro di noi di RadioSchack e a un certo momento la mia squadra si è sciolta e a quel punto sono dovuto entrare in azione io, da solo. Sono rimasto anche staccato e non so come sono stato capace di rientrare sui primi. Sentivo di non essere al top, ma con la testa mi ripetevo: non mollare Fabian, non mollare».
Il racconto di Fabian è carico di passione e passioni, per una corsa che ti rende unico. «Non pensavo di poter vincere una Roubaix anche allo sprint. Qui ho dovuto avere pazienza e lottare fino alla fine - dice lo svizzero di Lucania -. Ho vinto con le gambe, il cuore, ma soprattutto con la testa: nelle condizioni in cui ero non potevo permettermi errori».
Contento anche Giorgio Squinzi, presidente di Confidustria, che portò al professionismo nel 2001 un giovanissimo Cancellara con la maglia Mapei.
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