Roma La magia del tennis in fondo è semplice da capire: quando una partita sembra finita, è il momento in cui può ricominciare. Rafa Nadal l'ha dovuta vincere due volte e l'ha fatto nel momento in cui Novak Djokovic sembrava riaprire una porta che era chiusa giusto fino a poco prima. Quando sul terrificante (per lui) punteggio di 0-6, 3-3 e 0-40 e servizio, sugli spalti perfino gli uomini del pop corn stavano pensando di chiudere bottega. E invece.
L'ultima volta che Djokovic ha perso un set senza fare un game era a Parigi nel 2017 contro Thiem, quando uscì triste, infortunato y final: fu la partita che lo costrinse poi a curare il gomito e la mente, lo si rivide qualche mese dopo. Forte come prima. Ieri agli Internazionali d'Italia sembrava un po' lo stesso di allora, ma questa volta sono state probabilmente le maratone notturne contro Del Potro e Schwartzman a pesare su gambe e cervello: cinque ore e mezza complessive di gioco, mentre Rafa aveva asfaltato la concorrenza quasi senza sudare. E dunque su quel 0-40 il match era finito, eppure per la strana magia del tennis le cinque palle break per Nadal svaniscono, mentre l'unica di un Djokovic impegnato ad affondare smash e palle corte in rete, va incredibilmente in porto. Casualmente si tratta anche del set point e quindi il 6-4 che riapre la porta di cui si diceva. Per un attimo però: troppo in palla Nadal, troppo poco Djokovic Nole, e così il 6-1 del terzo set ha sancito il nono trionfo a Roma dello spagnolo e la terza finale vinta su cinque disputate contro il serbo. Il quale, ormai in dichiarata versione love&peace, l'ha presa col sorriso, salutando il pubblico nel suo sempre migliore italiano con un «vi amo bene» ed evitando scuse: «Il programma forse poteva essere fatto meglio, ma non mi piace sminuire il successo dell'avversario. E io sono contento visto che con Del Potro sono stato a un punto dalla sconfitta». E Nadal? Finalmente al primo successo di una strana stagione sul rosso, rimanda la palla al Roland Garros ripetendo il suo mantra: «Novak è parte della storia di questo sport e io sono felice adesso.
Il momento più duro è stato quando mi sono ritirato a Indian Wells, sapevo di avere un problema. Ma non si può vincere sempre». Sulla terra però di solito capita a lui, a lui e ancora a lui. E Parigi ora può accogliere il suo re fiduciosa.
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