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Nadal, resa a testa alta: niente Roland Garros e un ritiro postdatato

Il campione maiorchino non saltava il torneo di Parigi dal 2005, anno del primo di 14 titoli. Ora punta a tornare per la Davis. E annuncia: "Il 2024 sarà il mio ultimo anno"

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Ha lottato per non arrendersi anche nell'inevitabile giorno della resa. E ci ha messo un «quasi», perché Rafa Nadal è sempre stato così: nessuna scusa, solo la verità. Nessun ritiro insomma, almeno che non lo decida lui: «Dopo la pandemia, il mio corpo non è stato più in grado di sostenere l'allenamento di ogni giorno. E tutti i problemi che ho avuto mi hanno sottratto il piacere di giocare: per uno come me, non essere più felice nel fare quello che amo è stato anche un problema personale. Così ora basta: mi devo fermare. Ci ho provato, devo mettere uno stop per i prossimi mesi, non so quando tornerò ad allenarmi. Dipenderà da come risponderà il mio fisico. Riprenderò quando sentirò di poterlo fare».

Ecco allora la prima notizia: Nadal non giocherà il Roland Garros, che è un po' come dire al Papa che non può celebrare messa. In fondo uno dei tre Papi del tennis dell'era moderna lo è stato, Rafa, e quindi questa notizia è - come ha detto il suo amico Federer prima di averne certezza - «brutale». «Lo sarebbe davvero se Rafa saltasse Parigi» era stato il suo commento dopo il forfait dello spagnolo a Roma. Ed in effetti è accaduto, nel torneo che ha vinto 14 volte e in cui ha perso solo 3 delle 112 partite disputate. Poteva esserlo ancora di più - brutale - se qualcuno avesse azzeccato il pronostico sulla conferenza stampa organizzata all'improvviso all'Accademia Nadal di Maacor ieri. Invece, appunto, niente ritiro definitivo, per ora: gli eroi cadono in piedi, anche se il piede è quello che ormai non risponde più all'usura degli anni.

E dunque: «Dopo l'infortunio in Australia ho fatto di tutto per poter tornare in forma, ma non c'è stato allenamento in cui io mi sia sentito bene. Non ho mai avuto la sensazione di farcela, non posso più continuare a rimandare un ritorno che non avverrà a breve». Le frasi di Rafa scorrono come un'ingiustizia del tempo, e le sue parole dimostrano cosa vuol dire essere un campione, cosa sia la passione, cosa sia la felicità: «Voglio tornare ad essere felice e a far felice le persone che hanno accompagnato la mia carriera: non posso essere sicuro al 100% oggi, però voglio ancora giocare». È quindi ecco quel «quasi» e la seconda notizia: obbiettivo la Coppa Davis di fine anno, ma - soprattutto - «assaporare appieno il prossimo anno». Il 2024 sarà comunque l'ultimo per Rafa Nadal, 22 Slam dopo.

L'inevitabile è vicino, lo avevamo lasciato mano nella mano e in lacrime il giorno dell'addio di Federer, lo ritroviamo con la certezza che il tempo, anche per noi, è passato: «Voglio essere in grado di dire addio a tutti i tornei che sono stati importanti nella mia vita. E voglio farlo essendo competitivo». Non ci si arrende mai se ti chiami Rafa Nadal, il destino lo si decide in proprio: per questo la scommessa è che lo rivedremo. Anche se - senza più Roger, con lui verso il tramonto e con Djokovic che scricchiola sempre di più - il tennis sta già voltando pagina. Sembrava impossibile, ma nella vita la ruota gira sempre. La fortuna, invece, è che nello sport esiste l'immortalità.

E Nadal, comunque vada, ne fa già parte.

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