Nainggolan sospeso. Il primo atto di Beppe Marotta alla guida dell'Inter è all'insegna della linea dura. Intransigente. Il belga ieri si è presentato in ritardo di mezz'ora all'allenamento, non era la prima volta, ma stavolta c'era il nuovo ad a decidere. Ed ecco il provvedimento clamoroso alla vigilia di Inter-Napoli: «Momentaneamente sospeso dall'attività agonistica per motivi disciplinari». Niente sfida contro gli azzurri di Ancelotti, a forte rischio esclusione anche per Empoli. Per il ninja anche una multa salata, circa 35mila euro. Marotta ha parlato con Ausilio, poi ha condiviso la decisione con Spalletti che l'ha comunicata a sua volta allo spogliatoio. Le regole sono la base del gruppo Suning ed è facilmente intuibile il disappunto del presidente Steven Zhang.
È un avvertimento che coinvolge tutti. Chi sbaglia, paga. Per Nainggolan, sparito dai social per sua scelta, ma dopo sei mesi è una bocciatura: 40 milioni globali investiti per un giocatore messo dietro la lavagna il giorno di Natale. E le vicissitudini di Cagliari e Roma e con il Belgio avevano ampiamente dipinto il personaggio.
A Verona all'uscita dal campo aveva la faccia stravolta a conferma di una forma approssimativa al rientro dopo l'ennesimo intoppo fisico. Una prima parte di stagione condizionata dall'infortunio durante la preparazione estiva. E per un giocatore muscolare come il ninja, non c'è niente di peggio. Certo non aiuta la sua filosofia: «Sono giovane e preferisco godermi adesso la vita. Se facessi campo-casa, casa-campo, dopo poco la testa non mi funzionerebbe». Certo l'Inter sapeva di non essersi messa in casa un altro Javier Zanetti. Anche se nel suo bilancio c'è solo una partita davvero sbagliata, a Londra contro il Tottenham quando Spalletti lo sostituì prima dell'intervallo. Eppure il gol all'esordio a Bologna, quello in Champions a Eindhoven sembravano l'inizio di un'altra storia, ma l'infortunio nel derby contro il Milan lo ha fatto sprofondare nell'anonimato facendolo diventare un fantasma.
Così il belga diventa uno dei principali colpevoli della crisi nerazzurra anche se lui non era in campo nel pareggio di Roma, nel ko con la Juventus e nella sciagurata notte dell'eliminazione dalla Champions. E con lui sul banco degli imputati chi l'ha voluto fortemente. Quello Spalletti, a sua volta arrabbiato, non ha potuto fare altro che prendere atto dell'indifendibile comportamento del giocatore che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto dare una marcia in più all'Inter.
E lui stesso ora rischia in prima persona. Non sono passate inosservate le sue intemerate, l'ultima con un cronista a Verona, e nemmeno le sue proteste arbitrali anche dopo una vittoria. E si moltiplicano i racconti di un nervosismo latente, nemmeno troppo, che non sfugge a chi frequenta la Pinetina. L'arrivo di Marotta può essere solo una casuale coincidenza.
Spalletti mangia il panettone, ma due vittorie nelle ultime nove partite sono una sentenza. Il terzo posto, che lo tiene saldamente in zona Champions, lo riabilita solo parzialmente. Contro il Napoli serve una scossa per evitare che il panettone risulti indigesto. E magari fatale per il futuro.
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