Il pass per gli ottavi di Champions dopo cinque anni addirittura con una vittoria e il primo posto nel girone, quindi un futuro prossimo nell'Europa di livello. Un tesoretto di 15 milioni tra premio Uefa, quota dei diritti tv e incasso al botteghino messo in cassaforte e utile per il mercato di gennaio (dove trovare un attaccante sarebbe importante per consentire una comnpleta ripresa a Milik, il viola Kalinic è il sogno, il genoano Pavoletti forse la realtà). I sorrisi del patron De Laurentiis sulle tribune del «da Luz» per la seconda partecipazione nella sua era - dopo quella del 2012 con Mazzarri in panchina - alla fase da dentro o fuori del maggior palcoscenico continentale. La gioia di Josè Callejon, uomo che rompe l'equilibrio a Lisbona dopo essere diventato di nuovo papà alla vigilia della partita con l'Inter (rete con dedica per la piccola Aria), di Dries Mertens, al quarto timbro stagionale in Europa, e di un gruppo andato troppo a strappi nell'ultimo mese e mezzo, tanto da arretrare nella classifica del campionato e da doversi aggrappare agli ultimi 90 minuti per ottenere la qualificazione.
Ma se il Napoli fa il suo dovere riuscendo a far sua la delicata gara in terra portoghese, la protagonista della serata è comunque la sorprendente Dinamo Kiev che infligge un poker in un tempo al Besiktas (più avanti segnerà altri due gol), togliendo così pathos alla sfida di Lisbona. Dalla quale sia i partenopei che i lusitani escono con la qualificazione in tasca. Stavolta niente rimonta per i turchi come quindici giorni prima contro il Benfica (ma allora le reti da recuperare erano solo tre e in più non c'era l'handicap di una doppia espulsione), inevitabile quindi che la pressione sulla truppa di Sarri sia venuta meno con il passare dei minuti.
«Meritiamo questa qualificazione», così Sarri alla vigilia nella pancia dello stadio di Lisbona, non fortunato otto anni fa quando il Napoli allenato da Reja salutò la Coppa Uefa al primo turno. E la partenza sprint, con la bella vittoria al San Paolo proprio contro il Benfica, faceva pensare a un'impresa meno faticosa di quanto poi non si è rivelata. Resta il fatto che, perso in estate Higuain e dopo appena due mesi dall'inizio della stagione Milik, giocare senza un centravanti non era semplice. Considerando anche l'integralismo tattico di Sarri, che ha continuato con lo stesso modulo 4-3-3 seppure privo di uno stoccatore. Che non poteva essere il Gabbiadini, generoso a Lisbona ma di nuovo a secco nell'ora che il tecnico gli ha concesso prima della prevista staffetta con Mertens. Ecco che, ora che l'asticella si alza in Europa e c'è da tentare la rimonta in campionato, occorre rafforzare il reparto d'attacco.
Il Napoli gioca una partita attenta e giudiziosa, non certamente spettacolare come quella dell'andata - la faccia migliore della squadra azzurra in questa stagione -. Ma con la Dinamo Kiev dilagante, la truppa di Sarri libera dalle pressioni non si accontenta del pari. Buono lo svolgimento della fase offensiva nel primo tempo, con qualche errore di troppo in disimpegno che regala occasioni al Benfica e brividi a Reina, ieri alla 152ª gara europea; ancora più pungente il Napoli nella ripresa, con un Benfica spento dalla vivacità degli azzurri che dominano nel possesso palla. La prima rete europea in stagione di Callejon, che mancava l'appuntamento con il gol dalla gara di Torino con la Juventus del 29 ottobre scorso, mette in discesa la serata; il bis di Mertens (gran gol per esecuzione quello del belga, già autore di una doppietta nella gara di andata) consegna un doppio vantaggio più che meritato.
L'errore di Albiol nel finale concede la rete della bandiera a Raul Jimenez e fa arrabbiare Sarri. Una rabbia che dura poco, la qualificazione è ormai in cassaforte. E i 5 gol nelle ultime due gare fanno capire che il Napoli sta forse uscendo dal periodo critico.
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