Calcio

Napoli, Roma, Milano, Torino. È lo spot della vergogna

Roma, Napoli, Torino e potremmo aggiungerci anche Milano, visto il clima che si respirava dopo Inter-Fiorentina

Napoli, Roma, Milano, Torino. È lo spot della vergogna

Roma, Napoli, Torino e potremmo aggiungerci anche Milano, visto il clima che si respirava dopo Inter-Fiorentina. Il weekend lunghissimo corre sul filo del tifo sopra le righe, dell'ultrà che minaccia, si ribella e soprattutto insulta bianchi (Stankovic) e neri (Lukaku). È l'ennesima meraviglia offerta dal nostro sport nazionale che manda in archivio una giornata di campionato e una semifinale di coppa da vergogna, anche perché allo Stadium ci mettono il carico gli stessi giocatori, scatenando a fine partita una rissa da Terza categoria o da torneo dei bar (malfamati).

Abbiamo finalmente riconquistato i piani alti dell'Europa, in tutte e tre le coppe, avremo sicuramente almeno una semifinalista di Champions, ma non riusciamo ad emanciparci da queste scorie di tifo da medioevo calcistico, dalla sudditanza dai soliti noti, da un rapporto tutto italiano con le tifoserie che dettano legge a chi mette fior di milioni, magari sbagliando tutto, ma comunque di tasca propria.

A Milano dettano le regole (vogliamo coppa Italia, semifinale europea e un posto nella prossima Champions, altrimenti vi tratteremo come meritate), a Napoli stanno vivendo una stagione inimmaginabile ma si picchiano tra di loro per contestare o meno il presidente che giustamente non vuole fumogeni allo stadio, a Torino insultano il solito giocatore nero, soprattutto quando è temibile e ti fa gol, a Roma non ne fanno una questione di colore, ma attaccano Stankovic perché un serbo deve essere per forza zingaro, salvo poi zittirsi a un cenno del vate Mourinho.

Forse su una cosa sola hanno ragione di alzare la voce, quando vengono chiesti 80 euro a un bambino sotto i 12 anni (300 se accompagnato) per vedere una partita. Accade a Napoli per la Champions, ma più o meno dappertutto i prezzi sono folli.

Però ogni settimana c'è il record d'incasso. E allora mettiamoci d'accordo

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