Cento e uno giorni dopo, da qualche parte si doveva pur ricominciare. La mano di Francesco Totti, accompagnata da una risata rivolta a Buffon al sorteggio, ha voluto che fosse il Camp Nou, il Barcellona. Non è certo l'ideale per ripresentarsi sul palcoscenico della Champions, ma potrebbe rivelarsi un toccasana per curare le ferite ancora vive. Cento e uno giorni dopo la notte di Cardiff e lo choc Real Madrid che ha devastato i sogni di un popolo, la Juventus si rimette in cammino per inseguire la sua ossessione.
E scrollarsi dalle spalle il fardello di una settima finale persa può essere più difficile che affrontare Lionel Messi. D'altra parte la Pulce non ha mai segnato a Buffon e l'ultima volta aveva pur sempre sorriso ai bianconeri. Lo scorso aprile, dopo il tre a zero in casa, la squadra di Massimiliano Allegri uscì senza subire gol dal tempio blaugrana: un capolavoro difensivo. L'allenatore ci riprova: «Difficile non subire reti per tre gare di fila contro il Barcellona, ma la Juve può farcela. E non c'è nessuna emergenza». Anche se di quella difesa stasera ci sarà solo Alex Sandro per vari motivi: Dani Alves e Bonucci hanno scelto altre maglie, Chiellini è indisponibile, senza dimenticare i forfait di Mandzukic e Khedira e la squalifica di Cuadrado. Ernesto Valverde è ripartito proprio da lì, anche se allora c'era ancora Luis Enrique in panchina e un Neymar in più in campo: «Quella sconfitta brucia». Messaggio inequivocabile. Sarà un'altra storia e Allegri ha già avvisato: «Non dobbiamo fare calcoli, vogliamo il primo posto. Ma decisive saranno le prossime tre...».
Certo è la prima giornata del girone, però è anche la prima partita cento e uno giorni dopo il Real Madrid. I favori del pronostico di cui veniva accreditata allora hanno alimentato un'euforia eccessiva attorno alla Signora al cospetto dello squadrone di Zidane. Allegri l'ha detto anche quella notte. E adesso dice: «I favoriti sono loro». La curiosità è che la Juve ha eliminato Barcellona e Real Madrid nelle ultime tre stagioni, ma ci ha anche perso in finale. Però stasera è solo l'inizio verso l'ultimo atto di Kiev.
E da casa Messi deve ripartire il riscatto europeo di Paulo Dybala. La doppietta nello scontro diretto dello scorso aprile fu salutata come l'inizio del passaggio di consegne tra il fuoriclasse blaugrana e il talento bianconero. Invece tutto rimandato dopo Cardiff, dove la Joya steccò completamente. Ma in estate la Juve gli ha messo il dieci sulle spalle, lo stesso numero di Messi: «È un vero piacere giocare con il dieci, è un anno cruciale per me». È sempre più la Juve di Dybala e forse non è un caso che alla prima conferenza Champions ci sia lui e non Buffon. Un segnale preciso. Anche a quel Barcellona che l'ha cercato con 150 milioni in estate: «Finché la Juve vorrà io rimarrò qui». Ma sul suo futuro è ancora più interessante un'altra riflessione: «È difficile per me giocare con Leo perché giochiamo nella stessa posizione». Piuttosto vuole smentire Allegri, che di lui e Neymar aveva detto che erano i candidati a prendere il posto di «Messi e Cristiano Ronaldo quando avrebbero smesso»: «Lavoro per arrivare vicino a quei livelli il prima possibile».
Il primo passo lo deve fare al Camp Nou: «Dopo i due gol della passata stagione al Barcellona, devo riconfermarmi». Se lo aspetta Allegri che potrebbe fare il primo albero di Natale e detta la ricetta: «Servono coraggio e incoscienza». Cento e uno giorni dopo è ora di ripartire.
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