Le mani di Buffon. La mano di Balotelli. Di qua il calcio, il gioco, la professionalità, la costanza. Di là il pallone, la presunzione, la superficialità. Milan-Juventus è stata anche la loro serata, diversa e opposta, una chiave per comprendere un fenomeno vero, il portiere, e un calciatore spacciato per fenomeno, promessa eterna, bluff costante, irritante per chi è chiamato a gestirlo, può essere un grande allenatore o l'ultimo dei magazzinieri. Milan-Juventus è il passato che fatica a restare tale e un presente che ribadisce lo stesso concetto da cinque anni: la Juventus si spezza ma non si piega, i muscoli dei campioni sono ammaccati, il logorio ha segnato tutti, difensori, centrocampisti, attaccanti, ieri sera, assenti già Dybala e Chiellini, bloccatosi Pereyra, si sono fermati anche Morata e Asamoah, il potere logora chi ce l'ha, stavolta lo slogan di Andreotti viene modificato. Ma nonostante questo la Juventus non si piega, esiste e resiste, tiene a bada i guai fisici e chi cerca di stuzzicarla.
Di contro il Milan ha giocato con la passione, sperando di dedicare la serata a Cesare Maldini, commovente ed emozionate il momento dedicato al grande campione ma la partita ha messo da parte la memoria grandiosa, il Milan prima si è esaltato, poi è andato esaurendosi, gli infortuni muscolari ai due bianconeri non ha per nulla stimolato la squadra di Mihajlovic a schiumare rabbia, aggredendo l'avversario e così Buffon, che aveva parato tutto e di più nella prima parte
di gara, ha concluso da osservatore mentre Balotelli è uscito prima degli altri, come sempre, da sempre, per sempre, inutile sperare e sognare nel suo recupero, Antonio Conte non lo porterà in Francia. E nemmeno a Londra.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.