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Nervi saltati, frasi razziste, schiaffoni e Fognini...

Si dovrebbe parlare semplicemente di buona educazione, non tanto di spirito olimpico o di politically correct

Nervi saltati, frasi razziste, schiaffoni e Fognini...

Si dovrebbe parlare semplicemente di buona educazione, non tanto di spirito olimpico o di politically correct. Ci vorrebbe solo un po' di buon senso e di educazione, invece, anche lo sport e i Giochi non sono un'isola felice. In verità, è bene dirlo, bisognerebbe fare un distinguo, perché non tutto è catalogabile sotto la voce: cervelli in fuga. Patrick Moster, dirigente della nazionale tedesca di ciclismo, entra di diritto nel gruppo ristretto di chi la testa, almeno per un momento, l'ha persa per davvero. Nel tentativo di incitare un suo corridore (Arndt) all'inseguimento dell'eritreo Ghebreigzabhier e dell'algerino Lagab, gli grida «raggiungi quei cammellieri!». Alla fine Moster farà il mea culpa («mi dispiace davvero») e il Comitato olimpico tedesco e l'Uci faranno lo stesso. In materia di cervelli in fuga, anche il nostro Fabio Fognini non è da meno. Eliminato negli ottavi di finale nel torneo di tennis, battuto in tre set da Medvedev, numero 2 ATP, il ligure si è reso protagonista di uno sfogo imbarazzante. Dopo aver vinto il secondo set e aver rimesso in parità il punteggio, Fognini si procura due palle break in apertura di terzo set; sa che l'occasione è ghiotta e quando manca la prima delle due opportunità va su tutte le furie. «Sei un frocio, sei un frocio!», urla nel silenzio di Tokyo. Lo dice chiaramente a sé stesso. «Il caldo dà alla testa!», scriverà il tennista sul proprio profilo Instagram. Come dargli torto? Diversa la posizione della judoka tedesca Martyna Trajdos, che si fa prendere a schiaffi dal proprio allenatore (foto) poco prima di salire sul tatami. «L'ho chiesto io», dirà lei a chi gli fa notare che non è il massimo. Ma qui siamo proprio al limite..

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