Giro d'Italia

Nibali, quasi un capolavoro in un Giro senza concorrenti

Il siculo con l'antigelo domina una corsa splendida finita con tre continenti sul podio. L'Italia festeggia la definitiva maturazione di un campione

Nibali, quasi un capolavoro in un Giro senza concorrenti

Nostro inviato a Brescia

Cosa stiamo ancora a raccontarci, che Nibali ha vinto il Giro d'Italia? Via, non andiamo sul risaputo. Vediamo piuttosto di spagellare qualche voto. Opinabile, ma neanche tanto.

10 GIRO
Partirei proprio da lui, dall'amato Giro d'Italia. Da anni non appariva così bello, così ricco, così seguito (ovunque, dal Sud al Nord: un oceano anche alla chiusura di Brescia, Milano impari). Tutti i giorni uno spettacolo. Il percorso che inizialmente non brilla per originalità e spietatezza diventa strada facendo impiestoso e spettacolare grazie - o per colpa - di un meteo infame. Cadute, bufere, imprese. Eroi e martiri. Record di ascolti (30 per cento di share su Galibier e Tre Cime). Alla fine, c'è persino un podio totalmente inedito: tre continenti ai primi tre posti. E per la prima volta nella storia, un siculo (con l'antigelo) sul gradino più alto. Bilancio con una sinistra sensazione: sarà difficile fare meglio.

9 NIBALI
Certo che sarebbe 10. Ma un punto gli va tolto perché il cast dei rivali, mai così prestigioso e temuto da tanti anni, si sfalda strada facendo. Per merito suo, ma non solo. Crolla l'ultimo vincitore Hesjedal, si schianta il superfavorito Wiggins, alla fine si ritira persino Gesink. I sopravvissuti, Uran e Evans (voto 7), sono molto bravi, il giovane emergente e il vecchio tramontante, ma non riescono mai a spingersi oltre una valorosa resistenza. L'Italia festeggia la definitiva maturazione di un campione completo. Per il 10 dovrà battere Contador al Tour, prima o poi.

4 ESODATI
Sono Hesjedal e Wiggins, costretti ad abbandonare il posto di lavoro con troppo anticipo. Hesjedal sparisce quasi subito, dopo ritardi a quintali. Wiggins, il sovrano di questo Giro disegnato apposta per lui, per convincerlo ad onorarci della sua presenza, si presenta con la spocchia di chi si sente già primo. Bastano poche tappe per insegnargli che il Giro non è il Tour (vinto l'anno scorso). Là tanta crono, pendenze soft, larghi vialoni. Qui salite ripide, freddo cane, tracciati nervosi, e soprattutto picchiate carogna. Sono proprio le discese ardite a stroncarlo. Alla fine trema come una foglia, mettendo quasi tenerezza. Adesso però dovrà affrontare la discesa più pericolosa: dal trono.

10 CAVENDISH
Trionfale al Tour, travolgente al Giro. Cinque tappe alla sua portata, cinque vittorie. Poi stiamo a chiederci chi sia il più grande velocista di tutti i tempi. Cosa deve ancora vincere, il MotoGp?

SV DI LUCA
Se un tizio, a 37 anni, dopo una gragnuola di squalifiche per doping, riesce ancora a farsi pescare con l'Epo nel sangue, significa che ha un indubbio talento. Maglia rosa. Non mi chieda di cosa.

8 RAI
Immagini bellissime, ad alto coefficiente di difficoltà per il flagello del maltempo. Ho visto cameramen surgelati come stoccafissi, però impassibili al loro posto di combattimento. Buona anche la telecronaca dei compagni di merende Pancani-Cassani (voto 7). Il loro difetto è che continuano ad usare gli stessi toni per i Visconti e per i Nibali: con tutto il rispetto per i Visconti, fortunatamente permane una certa differenza.

1 PROCESSO ALLA TAPPA
Non esiste votazione umana per l'indecente spettacolo degli Inguardabili. Ogni anno si pensa che abbiano toccato il fondo, l'anno dopo riescono a fare peggio. La Zia Alessandra De Stefano gestisce la mitica trasmissione di Zavoli come il tinello di casa sua, aprendo le porte ad amici e parenti. Si parla di tutto - uncinetto, biologico, canasta -, purché non si parli mai dei temi più scottanti del Giro. Come tutte le zie, invecchiando diventa anche un po' appiccicaticcia: i ciclisti che le finiscono fra le mani vengono sottoposti a baci e carezze come cocchi adorati, vieqquà da zia tua, io mi ti mangerei… È ufficiale: ha bisogno di nipotini. La speranza, il consiglio: se li trovi e ci si dedichi a tempo pieno. Oppure faccia da badante a Beppe Conti, il paleontologo del salotto: con i suoi racconti d'anteguerra, ormai denuncia tutti i limiti di una difficile terza età. Gli stia vicino.

Ai giardinetti.

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