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Niente finale. Il pallone scopre lo sciopero rosa

Niente finale. Il pallone scopre lo sciopero rosa

Non accenna a placarsi la polemica sulle frasi sessiste di Felice Belloli, presidente della Lega nazionale dilettanti, con le calciatrici che ora sono sul piede di guerra contro il lombardo che da novembre guida dilettanti, interregionale, calcio a cinque e femminile, dal 1996 al 2014 regno incontrastato di Carlo Tavecchio, sponsor di Belloli fino all'infausta uscita verbale e ora suo primo accusatore. In attesa delle decisioni che prenderanno oggi i 23 componenti del Consiglio di Lega (ben 18 si sono già dichiarati a favore della sfiducia) e nella speranza che lo stesso Belloli faccia un passo indietro e presenti le dimissioni, il calcio femminile è entrato in stato di agitazione al punto da rinunciare a disputare la finale della coppa Italia programmata sabato tra Brescia e Tavagnacco.

Un gesto clamoroso che ha trovato la piena solidarietà dell'Aic, l'associazione calciatori guidata da Damiano Tommasi che si è dichiarato al fianco (anche se finora insensibile sull'argomento) del movimento pedatorio femminile. «Le calciatrici italiane danno per scontate le dimissioni di Belloli, chiedono di avere una lega autonoma dopo 30 anni di inefficienza e immobilismo e invitano i colleghi a un gesto di solidarietà, anche solo un tweet, per mostrare che il mondo del calcio è unito», questo l'appello della 40enne romana Patrizia Panico, icona del football rosa ed erede della grande Carolina Morace, che appena dieci giorni fa ha conquistato con l'AGSM Verona (ex Bardolino) il suo decimo scudetto risultando anche, con 34 reti, capocannoniera del campionato per la 12ª volta in carriera.

Combattiva come sempre la Panico, sposata dal 2008 con l'ex calciatore Igor Protti e primatista in azzurro con 196 presenze, è andata giù duro: «Vogliamo un incontro con Tavecchio e giocheremo la finale di coppa Italia solo se verrà detto pubblicamente che dobbiamo diventare autonome. L'Aic e anche l'Associazione allenatori sono d'accordo con noi e ai ragazzi chiedo solo solidarietà, anche con un tweet. L'avevo sollecitata anche la settimana scorsa ma non è ancora arrivata. A parte Gabbiadini, perché sua sorella è una calciatrice».

Lapidario il presidente del Coni Giovanni Malagò: «Ne abbiamo parlato in Giunta e mi aspetto una presa di posizione laddove queste dichiarazioni fossero confermate».

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